Carroccio, acque agitate Castelli: "Fare squadra, la Lega torni alle origini"

Il viceministro e lo scontro nel Carroccio: "Generali e colonnelli si riuniscono poi però ognuno fa per sé. Manca la collegialità e gli effetti spesso si vedono"

Carroccio, acque agitate 
Castelli: "Fare squadra, 
la Lega torni alle origini"

Roberto Castelli, che aria tira dentro la Lega?
«Una cosa voglio dirla: manca il gioco di squadra. Io sono qui a Porta Pia, un po’ isolato, nessuno mi dice cosa devo fare. Secondo me manca quello che faceva Maroni anni fa, nel ’98 quando stavamo all’opposizione, una bellissima segreteria politica che funzionava benissimo. Sarebbe opportuno rifarla».

Ma non c’è già un coordinamento generale nel partito?
«Sì c’è, so che fanno delle riunioni Bossi, i ministri. Però poi tutti, dai ministri ai viceministri come me, ai consiglieri regionali, sono troppo impegnati nelle loro cose. Non c’è un momento di sintesi e di collegialità, se non azioni sporadiche basate sulla buona volontà dei singoli. Non basta. E gli effetti spesso si vedono...».

Tipo?
«Che senza coordinarsi certe volte non si raggiungono i risultati che si vorrebbero raggiungere».

C’entra qualcosa con questo anche il pasticcio Brancher?
«Mah... Questa cosa di Brancher ha colto un po’ tutti di sorpresa, questo è vero...».

Stanno emergendo delle correnti nella Lega?
«Io spero proprio di no... Sono d’accordo con Maroni che il nostro è un partito leninista dal punto di vista organizzativo. Però parlo a titolo personale, non conosco bene le dinamiche interne ai supervertici...».

Lei però è pur sempre un colonnello...
«Beh forse sono diventato un maggiore adesso. O sono altri che sono diventati generali e io sono rimasto colonnello».

A proposito di pastrocchi, a Lecco cosa è successo? Come mai ha perso la corsa a sindaco della sua città?
«Molto semplice. La partita era difficilissima perché venivamo da tre anni di assoluto malgoverno, con i cittadini maldisposti nei nostri confronti. La giunta era paralizzata da tre anni, per problemi interni al Pdl, Bossi ha ritenuto che io potessi esser l’unico a ribaltare la situazione. Poi all’interno del Pdl c’è stata una corrente ben precisa che ha deciso di indebolirmi...».

Si diceva fosse quella di Comunione e liberazione...
«Questo lo dice lei... Poi uno può andare a vedere i voti disgiunti per capire meglio. Volevano indebolirmi per trattare il vicesindaco da una posizione di forza. Solo che hanno sbagliato conti, mi hanno indebolito troppo e hanno finito per ammazzarmi...».

Stato di salute dell’asse Pdl-Lega?
«Per quanto ci riguarda l’asse è stabilissimo. Io ho trangugiato questa amara sconfitta ma in Provincia per esempio andiamo avanti d’amore e d’accordo».

Al governo?
«Direi anche lì. Io con Matteoli ho un rapporto che definire eccellente è poco. Ho rapporti buoni anche con quel ministero che adesso viene definito il cerbero della situazione che è il Tesoro».

Condivide anche i tagli della manovra?
«Bisogna capire che questa manovra, in un sistema centralista come il nostro, non poteva che essere fatta così. La Lega può accettarla considerando che è una manovra di transizione verso il federalismo fiscale. Se invece fosse fatta in uno Stato che non si sta trasformando, allora non andrebbe bene. Ma è una amara medicina che noi prendiamo come viatico verso la guarigione».

Quindi i governatori, compresi quelli della Lega, dovrebbero mandare giù l’amara pillola?
«Io li capisco, magari si poteva intervenire diversamente all’interno dei saldi. Per esempio una cosa che non ho capito è che hanno tagliato in modo micidiale il trasporto pubblico locale. Lascino fare ai governatori. Fatto salvo il saldo, decidano i governatori dove tagliare. Sui sacrifici ai ministeri poi ci sarebbe da dire delle cose...».

Diciamole.
«Le faccio una domanda: quando viene qualcuno a trovarla al Giornale e lei le offre il caffè, chi lo paga?».

Di solito io.
«Ecco, anch’io. Qui al ministero paghiamo sempre noi, da quando sono qui non ho mai offerto un caffè o un’acqua che fosse pagata dal ministero, perché così è stato deciso all’inizio con una circolare. Io invidio gli assessori regionali che hanno uno staff, mentre io ho potuto nominare solo una persona. Poi non le dico quando andiamo all’estero in missione».

Ve le pagate da soli?
«Dobbiamo anticipare le spese di tasca nostra e poi ci verranno rimborsate. E si tratta a volte di migliaia di euro. Una delle ultime missioni che ho fatto, in Venezuela, è costata tra voli e hotel 5mila euro».

Le ha messe lei?
«Il mio caposegreteria, gente che guadagna 2mila euro al mese. Questo per dire che i sacrifici non è che i ministri non li facciano. Allora, facciamoli tutti assieme».

Tornando alla maggioranza, con i finiani come va?
«Vede, ho scoperto un’assonanza: Bocchino fa rima con Follino, Fini con Casini... Sono esattamente la fotocopia. Io ricordo di aver vissuto questo tandem quando ero al governo, oggi vedo che sono la stessa cosa. Hanno un riflesso pavloviano. Basta che Bossi o Berlusconi dicano qualcosa e loro si affrettano a dire il contrario».

Cosa dovrebbero fare Berlusconi e Bossi?
«Sopportare pazientemente, trattare fin che si può, anche se questo rallenta l’azione di governo...

L’Udc ci paralizzò ai tempi, loro sono di meno quindi hanno meno potere di interdizione».

Cambiare i finiani con l’Udc?
«Cadremmo dalla padella alla brace. Io sono contrario, li ho visti all’opera...».

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