Caserta e Avellino si scoprono "leghiste"

Gli amministratori delle Province di Caserta, Benevento e Avellino che non vogliono accollarsi i rifiuti di Napoli hanno molte e buone ragioni. Per esempio: dalla prima delle ultime emergenze, quella del 1994, hanno aiutato già tante altre volte il capoluogo; al primo punto del piano regionale approvato in febbraio c’è l’autosufficienza delle province in materia di rifiuti; 49 dei 104 Comuni casertani ospitano siti inquinati da bonificare con urgenza; considerati i rifiuti pro capite, dati Istat, i napoletani ne producono quasi un chilo e mezzo al giorno mentre gli avellinesi e i beneventani meno di un chilo; con il 62,8% di raccolta differenziata, Avellino città è a livelli di eccellenza nazionale. E ancora, molti Comuni di quelle tre Province hanno speso soldi per organizzare la raccolta differenziata ma hanno dovuto già subire danni notevoli, oltre alle proverbiali beffe. Non potendo conferire la frazione organica a impianti idonei, hanno dovuto portarla fuori regione pagando 200 euro a tonnellata, contro i circa 80 euro a tonnellata per il conferimento in discarica. Da quelle parti si dice cornuti e mazziati.
In sintesi brutale: i napoletani buttino la loro immondizia nel Vesuvio, ché la nostra ci crea già abbastanza grattacapi.
Perfetto, se non fosse la stessa logica, ben poco attenta alla solidarietà e di breve respiro, che sorregge le posizioni dei leghisti, molti dei quali per difendere il loro territorio (la cittadina della Bassa, il comunello prealpino) sarebbero pronti a scontrarsi perfino con... altri leghisti che difendono territori limitrofi. Esponenti di quel Carroccio che in Campania e nel resto del Sud viene tacciato di egoismo nordico e di ostilità preconcetta verso il Meridione. E quindi, gli amministratori campani che rifiutano la spazzatura napoletana resterebbero senza argomenti di fronte a chi chiedesse che i Comuni e le Province non spendano per le iniziative proprie (quelle che vanno al di là dei compiti obbligatori) più di quanto incassano dai tributi. E di fronte a chi chiedesse che i finanziamenti statali extra siano riservati solo agli enti locali che tengono i conti in ordine.
Ma che vada o meno in porto il federalismo tanto caro ai leghisti avversati dai politici del Sud, e che sia più o meno severo verso gli amministratori locali disinvolti, per ora siamo sulla stessa barca. Nel marzo del 2008 la Corte europea di giustizia ha condannato la Repubblica Italiana per non aver adottato le misure idonee a recuperare e smaltire i rifiuti in Campania senza pericolo per la salute dell’uomo e senza pregiudizio per l’ambiente. La Repubblica Italiana, mica il Comune di Napoli.

E hanno pagato tutti i contribuenti italiani, mica solo i residenti della città che in oltre tre lustri di commissari e subcommissari con superpoteri non è riuscita a organizzare un sistema razionale della gestione della spazzatura.

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