Ma Casini, chi l'ha visto?

Ma Casini, chi l'ha visto?

Roma - «Che fine farà Casini? Prima o poi andrà a sinistra, è solo questione di tempo, e io non lo seguirò perché i miei elettori non me lo perdonerebbero mai. Ma la sua strada mi pare segnata, la scelta che ha fatto fare a Ciocchetti per il ballottaggio di Roma è illuminante». È sereno e disincantato, il tono di Mario Baccini. Rivela la lucidità di chi ha preso atto della «battuta d'arresto» - mai parlar di «fallimento» per un postdemocristiano - inferta dalle urne al sogno centrista, ed ha ora la conferma che la separazione tra la sua Rosa bianca e l'Udc del Pier, consumata prima di dar vita all'alleanza elettorale, era giusta e inevitabile. Se lo ha sentito, in questi giorni? No, Baccini non ha notizie fresche di Casini. Non è il solo, dite?

Già, sono in molti a domandarsi che fine abbia fatto l'ex presidente della Camera e padre padrone dell'Udc. S'è visto l'ultima volta quindici giorni fa, sotto casa ai Parioli, quando è andato a votare con la moglie Azzurra Caltagirone, la figlia Caterina e l'ultimo nato, Francesco. Non ha parlato di politica perché ai seggi non si fa, «io rispetto le leggi» ha sorriso. Cinque giorni dopo ha dato un'intervista all'Avvenire: dopo un'attenta lettura, se ne traeva come unica notizia che i risultati elettorali lo avevano quanto meno frastornato, se non addirittura mandato al tappeto. Ancora un paio di giornate di suspense, attendendo la decisione sul da farsi a Roma nel ballottaggio tra Francesco Rutelli e Gianni Alemanno, ed ecco la non scelta di dare, bontà sua, «libertà di coscienza» a quanti nel primo turno avevano votato per Luciano Ciocchetti, il candidato sindaco di Casini. Poi silenzio. Infine l'ultima non scelta di ieri, quella di astenersi pure nell'elezione dei presidenti di Camera e Senato «perché non siamo stati consultati», l'ha fatta annunciare dal segretario Lorenzo Cesa. Ovvio, che come nelle sedute spiritiche gli si chieda di battere un colpo. Ma qual colpo volete che batta, un leader al quale non è toccata in sorte nemmeno la tragica e fulminea scomparsa di un Fausto Bertinotti? Quello almeno è morto in piedi, come Sansone travolgendo con sé l'intero tempio della sinistra, a lui invece s'affaccia una fine lenta per consunzione, inarrestabile come un'agonia.

Sperava nei panni di Ghino di Tacco, far da arbitro tra Berlusconi e Veltroni in caso di quasi pareggio tra i due grandi, ma non è andata così. E la scelta ora è tra l'andare a Canossa chiedendo perdono a chi non ha alcun bisogno di te, o chiedere rifugio e amicizia ai tuoi avversari di sempre, che oltre tutto stan messi male come te. Everybody needs somebody, Belushi cantava pure per Casini. Il quale tace, si tiene defilato, è in pausa di riflessione, sta in stand by, in procinto di perdere anche la presidenza della Fondazione di Montecitorio perché ora spetta a Bertinotti. In stand by ha messo pure il suo partito: guardate Buttiglione ammutolito da settimane, lui che rilasciava tre dichiarazioni al giorno. Baccini almeno ha scelto, appoggia Alemanno nel ballottaggio e non si asterrà nelle prime elezioni del Parlamento. Purtroppo però, è la scelta del «vorrei ma non posso» quella che Casini ha imposto per Roma.

Ricordate? Aveva dapprima promesso le primarie, poi conscio che quanto meno avrebbe spaccato la base romana del suo partito, ha dichiarato come «scelta obbligata» quella della libertà individuale. A Gallipoli invece, per accontentar Massimo D'Alema, l'Udc sta appoggiando il candidato sindaco del Pd. Finirà che Casini perde a Gallipoli e non vince a Roma. Tre senatori (ma due sono di Totò Cuffaro) e trentaquattro deputati (ma tre della Rosa bianca). Ha un bel gruzzolo parlamentare Casini, ma di nessuna utilità: son come talenti che non fruttano, destinati a consumarsi. La previsione più realistica? Dal pattuglione dei suoi eletti, per ora non si leva nemmeno un sussurro, son quasi tutti sotto la spada dell'opzione: solo la metà dei trenta deputati hanno il seggio già assicurato, gli altri quindici son sospesi alla scelta di Casini, basta che scelga di fare il deputato di Torino o quello di Roma, e cambia l'intera lista dei subentranti. In tanta incertezza dunque, volete che qualcuno s'alzi denunciando: Pier, su quale binario morto ci hai portato? No, bisogna attendere le proclamazioni definitive, poi Baccini s'iscriverà al gruppo misto, Savino Pezzotta e Bruno Tabacci forse pure, e il gruppetto di Casini galleggerà sino alla primavera dell'anno prossimo quando ci saranno le elezioni europee, col proporzionale puro.

Nel frattempo, quattro o cinque lo avranno già mollato, e con Baccini avranno iniziato la marcia d'avvicinamento al centrodestra. Coi risultati delle europee, Casini prenderà la sua storica decisione. E se infine il traguardo sarà allearsi col Pd di Veltroni, almeno potrà riabbracciare Marco Follini.

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