Da qualche tempo, il ministro Stefania Prestigiacomo riserva continue sorprese. Due giorni fa si è inimicata la maggioranza, schierandosi con l'opposizione sul decreto rifiuti. Tecnicamente, il ministro dell'Ambiente ha accolto una mozione dell'Idv, il partito del sindaco de Magistris, che voleva a favorirlo con ingenti fondi, contrariando Pdl e Lega per nulla d'accordo. Per cui si è assistito a un inedito: la maggioranza che sbugiarda il suo ministro e vota contro il governo. Al voto, la ministra - captando l'ostilità dei suoi - ha cercato di rimediare, astenendosi. Ma la mozione è passata lo stesso e il centrodestra ha puntato sguardi idrofobi sulla bella siracusana dai lunghi capelli.
Nel caso specifico, l'atteggiamento si spiega con semplicità. La signora Prestigiacomo ha voluto compiacere Gigino de Magistris, notorio essendo il suo debole (politico, per l'amordiddio) per l'aitante guascone che guida Napoli. Ma come - direte voi -, se quello è intruppato a sinistra che debole politico può avere la ministra senza rinnegare se stessa? Eppure, è così. Stefania scioglie inni a Gigino a ogni piè sospinto. Dice che è «il nuovo che avanza», che è «coraggioso» e lo trova «affascinante politicamente, e non solo». A chi le ricorda che De Magistris ha massacrato il Pdl, replica soave: «Mi sta bene anche così, perché Gigino fa sognare i napoletani». Né la distoglie dall'infatuazione, il fatto che De Magistris favoleggi di sbarazzarsi della rumenta senza termovalorizzatore. Un velleitarismo che, come titolare dell'Ambiente, dovrebbe mandarla in bestia. Cosa che, in effetti, accade quando nella sua Sicilia, Raffaele Lombardo, il presidente della Regione, sostiene le stesse astruserie di Gigino. Col conterraneo è in polemica feroce, con l'altro più dolce di un bigné. Potenza del fascino «non solo politico» del bruno partenopeo. Spiraglietto sui gusti di Steffi: trova che abbia una «faccetta simpatica» Pecoraro Scanio (lo ha perfino lodato come suo predecessore all'Ambiente) e che sia «un bell'uomo» Marco Rizzo, ex pugile comunista e testa alla Kojack. Fate voi.
Riprendo. Il mistero Steffi è che, anche senza de Magistris di mezzo, fa spesso lo sgambetto ai suoi. Un caso analogo all'altro ieri, ci fu alla vigilia di Natale 2010. Si discuteva un provvedimento sull'imprenditorialità. Presty a nome del governo - in realtà per paturnie sue - chiese di rinviare la legge in commissione per approfondire un codicillo relativo ai soliti rifiuti. La maggioranza, che aveva fretta, le rispose picche e bocciò il rinvio. Stefania pianse - piange sempre quando è indispettita e il quando è in aumento - e dichiarò che lasciava il Pdl per il gruppo Misto, mantenendo però la cadrega di ministro. La cosa si risolse ad horas con la regia di Letta. Il Cav - che in altri tempi si sarebbe precipitato a rabbonire Stefaniuccia sua - non mosse un dito, anzi fece sapere di essersi irritato.
Qui sta il problema. Presty non si sente più amata dal Berlusca. Alla sua quinta legislatura - è entrata alla Camera ventottenne ('94) - ha perso il monopolio femminile dei primi anni. Quando conobbe il Cav a Siracusa, che poi la portò ad Arcore con altri giovani di Forza Italia, fu circondata dalle sue premure: «Come sei bella, come sei alta» e cose così. Ne era la pupilla ancora negli anni 2001-2006 quando la fece ministro - appena trentaquattrenne - delle Pari opportunità. Oggi, la ribalta è delle Carfagna, Gelmini, Meloni. Di qui, l'inquietudine, il volersi mostrare a costo di andare contro. A ogni Consiglio dei ministri c'è l'attesa di scintille a causa di Stefania: un battibecco, un pianto dirotto, ecc. Epici gli scontri con Giulio Tremonti, notoria faccia da sberle. Ci fu una lite sui fondi per parchi naturali. All'insistente richiesta del burigozzo, Giulio replicò: «Stefania, hai un modo così siciliano di ragionare…». L'altra si inviperì e pianse. Poi lasciò la sala sibilando: «Me ne vado, sennò alzo le mani».
Per vincere il senso di abbandono, Presty ha fondato un club - di rigore l'abito scuro - con Frattini, Gelmini e Carfagna. Liberamente, così si chiama, ha il fine statutario del mutuo spalleggiamento tra quaranta-cinquantenni contro matusa e rampanti. Ma non è bastato ad acquietarla. Mesi fa stava per passare dal Pdl a Forza del Sud, il neo partito siciliano del ribelle Micciché. Pur schierato nel centrodestra, Gianfranco è in rotta col Pdl isolano e i suoi capi, Schifani e Alfano. Beh, che ti architetta l'insoddisfatta Steffi? Si porta Liberamente al completo - Franco, Mara, ecc. - a una convention di Miccichè in Sicilia. Un pezzo del Pdl nazionale in trasferta dal transfuga! Apriti cielo. Schifani e Alfano sono corsi dal capo a Palazzo Grazioli ingiungendogli di spiegare con durezza a Stefania l'inopportunità dell'iniziativa. Per riassumere: la ministra è diventata querula e c'è da presumere che finché resta la frustrazione molto possa accadere.
Dopo la gaffe dell'altro ieri, uno ha commentato: «Non c'è più Bisignani a consigliarla». Ossia Luigi, il gran ciambellano della Repubblica, capo della fantomatica P4. Con lui, Steffi si confidava. In una telefonata sfoga l'amarezza che ci è ormai nota. Tra i ministri - racconta - «io sono considerata di contorno… Ma o sono in condizione di avere la mia quota di visibilità… O che ci sto a fare?». Poi, dopo una pausa, «Berlusconi deve essere intelligente e purtroppo non lo è». Un ribaltamento totale.
Un tempo, il Cav era il suo dio. Si sdilinquiva: «B. ha qualcosa di più. E' straordinario. Ce lo invidiano tutti». Ora, delusa, manca poco gli dia dell'imbecille. Cav, smetta di farla incupire. La inviti e le ripeta: «Come sei bella, come sei alta».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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