Sul caso Rosi-Lavezzi il quesito più importante è il seguente: perchè la Roma ha evitato il ricorso considerando inevitabile la squalifica del suo tesserato Rosi mentre il Napoli si è appellato alla Corte federale per provare addirittura a cancellare la pari squalifica di tre turni inflitta a Lavezzi? La risposta più semplice potrebbe essere la seguente: perchè il Napoli è tutto testo nella lotta per lo scudetto e perdere Lavezzi per tre turni significa mettere a repentaglio l'esito dello scontro diretto con il Milan in calendario per fine febbraio a San Siro.
L'obiezione successiva è questa: non basta. É poco, troppo poco. Certo il Napoli avrebbe dovuto e potuto rivolgere un bel cicchetto all'argentino, di sicuro Mazzarri, nel segreto dello spogliatoio, lo ha fatto e magari anche il presidente si è fatto sentire. In pubblico invece è stato reclutato l'avvocato Grassani per apparecchiare il reclamo che prova a tentare una disperata riabilitazione. A quale dettaglio si aggrappa il Napoli? Al fatto che, come si legge anche nella motivazione del giudice sportivo, non c'è la pistola fumante. O meglio: sappiamo che è l'assassino, sappiamo anche chi è la vittima, manca l'arma con cui è stato compiuto il delitto. E nello specifico, mancherebbe l'immagine tv che riprende la saliva di Lavezzi indirizzata a Rosi.
Il comportamento della Roma è da segnalare, quello del Napoli non deve scandalizzare. Anche la Juve, con Krasic, s'avventurò lungo il pendio di un ricorso dall'effetto improbabile.
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