Cassano inseguito dal passato In manette il suo fratellastro

BariIn comune hanno solo il padre e il cognome, il destino invece ha preso due strade diverse tanto tempo fa e ha disegnato traiettorie che non si sono mai incrociate: una è la parabola di Antonio Cassano, il genietto del pallone che quasi tutta Italia sogna con la maglia azzurra, il folletto capace di incantare prima in un’antica piazza di Bari vecchia e poi negli stadi di mezzo mondo; l’altra è la storia del suo fratellastro, Giovanni Cassano, 37 anni, precedenti penali alle spalle, finito in carcere con l’accusa di rapina, bloccato l’altra sera nella caserma dei carabinieri del quartiere San Paolo, nella periferia barese: il 37enne si era presentato per firmare il registro dei sorvegliati speciali, nascondeva una ferita da arma da fuoco rimediata nell’ultimo colpo, ma è stato fermato.
Per gli investigatori otto giorni fa Giovanni Cassano ha preso parte al tragico assalto a una palazzina di Noicattaro, centro agricolo della provincia, dove uno dei banditi è stato ucciso dal padrone di casa, un imprenditore che ha sparato alcuni colpi di pistola nel tentativo di difendersi. La vittima si chiamava Luigi Bartoli, aveva 45 anni, suo fratello è un attore molto noto in città perché recita in una fiction che sugli schermi di Telenorba racconta la malavita barese. Altre storie che non si sono mai incrociate. Giovanni Cassano è uno dei tre figli di Gennaro, un pensionato dell’azienda che gestisce l’igiene urbana. Con un’altra donna Gennaro ha avuto un quarto figlio: lo ha riconosciuto, lo ha chiamato Antonio, gli ha dato il suo cognome, ma tra loro non c’è mai stato alcun rapporto. Il bambino è cresciuto con la madre, ha sempre vissuto nella casa di strada San Bartolomeo, poche decine di metri dal centro storico. Il calciatore non si è mai riavvicinato al padre e non ha mai avuto rapporti con gli altri familiari. Il suo fratellastro è finito in carcere nell’ambito delle indagini sulla tragica rapina che si è consumata a Noicattaro. Gli investigatori hanno ricostruito quello che è accaduto in via Incoronata, non più di 600 metri dal centro di paese. I banditi erano in tre, tutto a volto coperto: hanno preso di mira la palazzina dove ci sono l’azienda e l’abitazione di Giuseppe Difino, imprenditore edile, e sono riusciti a entrare nell’appartamento arrampicandosi sul balcone del primo piano e forzando una finestra; il padrone di casa ha sentito i rumori, si è barricato insieme alla convivente in camera da letto, ma quando i banditi hanno tentato di sfondare la porta ha preso la pistola legalmente detenuta che era appoggiata sul comodino e ha sparato. Un proiettile ha raggiunto Bartoli al torace: l’uomo si è accasciato, è stato soccorso dai complici che sono riusciti a trascinarlo su un’auto e sono fuggiti in direzione Bari; poi lo hanno abbandonato all’ospedale San Paolo, i medici non hanno potuto far nulla per salvarlo. Gli investigatori hanno subito imboccato la strada giusta: hanno ricostruito la dinamica di quella rapina finita nel sangue e hanno trovato la macchina dei banditi, una Ford data alle fiamme dai malviventi. «Abbiamo concentrato le indagini sulla criminalità barese e in particolare sul quartiere San Paolo», dice il comandante del reparto operativo dei carabinieri, Giuliano Polito. E proprio qui, in questo quartiere ad alto rischio, autentica polveriera da decenni al centro delle strategie criminali delle cosche baresi, è stato bloccato Giovanni Cassano. Il 37enne ha numerosi precedenti penali, è ritenuto invischiato nella criminalità della zona.

Lui, sorvegliato speciale con obbligo di firma, si è presentato in caserma tentando di nascondere una ferita di arma da fuoco: uno dei proiettili sparati dall’imprenditore gli aveva attraversato una spalla ed era uscito dalla schiena; i carabinieri però hanno scoperto tutto. E alla fine sono scattate le manette.

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