Dunque Celentano non vuole sul serio chiudere Famiglia cristiana e Avvenire , però, almeno, su dai, cambiare la loro testata. Perché, quei due giornali non si meritano di chiamarsi in quel modo visto che non diffondono la profezia cristiana, non parlano della meraviglia del Paradiso, di quello che ci aspetta dopo il nostro passaggio sulla Terra, ma si occupano di politica. Così ieri sera il Molleggiato è tornato sulla questione che ha sollevato un vespaio di polemiche in questi giorni e che ha mandato in pezzi la Rai. Ha per metà ritrattato sostenendo che i vescovi e i giornalisti non l’hanno capito,che hanno modificato i suoi verbi, estrapolato dal contesto alcune frasi.
Ma la sostanza non cambia molto: se fossero suoi quei giornali li chiuderebbe, non essendolo, stiano pure aperti, ma cambino testata. Un discorso, attesissimo, che ha avuto molti fischi ( oltre ad applausi) da parte del pubblico presente in sala.
E secondo Claudia Mori organizzati da qualcuno della Rai: nel lasciare l’Ariston,si è avvicinata al consigliere Antonio Verro che era in prima fila in platea, gli ha stretto la mano e detto: «Complimenti per la buffonata che avete organizzato ». Immediata la reazione del presidente della Rai Garimberti: «Voglio esprimere la mia piena solidarietà al consigliere Verro che è stato fatto oggetto di un comportamento inqualificabile ». Poi ha aggiunto. «Di cattivo gusto il fatto che Celentano sia tornato ad attaccare i giornali cattolici, totalmente fuori contesto le teleprediche ».
Anche oggi ci sarà di che discutere. Celentano nel suo monologo non ha evitato di prendersela con qualcuno in particolare, oltre a tutti i giornalisti chiamati «corporazione » dei media: Marco Travaglio, del Fatto quotidiano (paladino di tutti gli artisti e giornalisti «censurati » dalla Rai) perché neppure lui ha capito cosa voleva dire. Il resto del suo pensiero l’ha poi affidato alle canzoni. Si è presentato sul palco effervescente, dopo la fine delle esibizioni dei cantanti ( per non turbare come martedì scorso la gara), esibendosi in una strepitosa versione di Thirteen women di Bill Haley come aveva già fatto nella prima serata. Poi si è lanciato in La cumbia di chi cambia , scritta per lui da Jovanotti, «un pezzo dedicato a tutti quelli che vogliono cambiare » come lo definisce lo stesso rapper.
Testo che risponde da solo alle critiche che gli sono piovute addosso: «Io non sono mai stato un qualunquista/quelli che dicono che sono tutti uguali/ quella non è la mia maniera di pensare/però lo ammetto certevolte l’hopensato». Un brano che contiene un concentrato del suo pensiero ecologista, pacifista, moralista. «Io non ci credo che tutti gli italiani/ sotterrerebbero l’amianto nei campi/infangherebbero il nome degli avversari/ al solo scopo di non averli lì davanti/ e comprerebbero la partita agli arbitri/è l'occasione che fa l'uomo criminale».
No, tutti gli italiani no, però ogni tanto Adriano sì. Perché lui non rispetta i suoi stessi insegnamenti e infanga il nome di un critico televisivo e dei giornali cattolici. E se l’occasione fa l’uomo ladro, che dire della ghiotta occasione di promuovere davanti a milioni di persone il suo ultimo album? Entrambe le canzoni interpretate ieri sono tratte dal disco Facciamo finta che sia vero . Ma lasciamolo cantare, che è la cosa che gli viene meglio. Perché tanto, come dice la spassosa Geppi Cucciari ospite ieri sera, il contratto di Celentano al primo punto recita «Il mio intervento deve restare segreto: prima nessuno deve capire che cosa dirò e dopo nessuno deve capire cosa ho detto».
Un gioco scherzoso, ma neanche tanto. E allora è un sollievo quando intona in coppia con Gianni Morandi Ti penso e cambia il mondo ».
Versi che riconciliano:«C’è una strada in ogni uomo/un’opportunità/il cuore è un serbatoio di rabbia e di pietà/ Credo solo al tuo sorriso/Ti penso e cambia il mondo». Una meraviglia, Gianni e Adriano insieme. Un inno alla vita e alla speranza. Questo è il ricordo migliore che ci porteremo di questo Festival.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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