Cemento impoverito, la lista delle opere a rischio

Nell’ordinanza del Gip Giovambattista Tona c’è anche un’ampia e dettagliata relazione sugli impianti che sarebbero stati realizzati con il cemento impoverito della Calcestruzzi spa e di Italcementi

Cemento impoverito, la lista delle opere a rischio

Caltanissetta - Nell’ordinanza del Gip Giovambattista Tona, che ha esaminato e accolto quasi integralmente le richieste di custodia cautelare e di sequestro cautelativo della Dda nissenna nell’ambito dell’inchiesta "Doppio colpo", c’è anche un’ampia e dettagliata relazione sugli impianti che sarebbero stati realizzati con il cemento impoverito della Calcestruzzi spa. "Al di là delle valutazioni tranquillizzanti riguardo l’insussistenza di immediati pericoli di crollo nelle opere esaminate - scrive Tona - va evidenziato che non vi è stata opera sottoposta a valutazione dei periti che non abbia rilevato delle anomalie di pure diversa significativita". Il Gip cita ad esempio lo svincolo di Castelbuono, sull’A20: "a fronte di un’unica ricetta utilizzata per il confezionamento del calcestruzzo per tutta la parte dell’opera sottoposta a verifica gli esiti delle prove di resistenza hanno dato un’estrema variabilità di esito e questa circostanza può essere sintomatica di un alterato equilibrio del rapporto acqua/cemento".

Le opere a rischio Secondo il Gip "le forniture non rispettavano le ricette di qualifica, spesso indulgevano al risparmio nell’utilizzo dei materiali necessari per il confezionamento, finivano per creare le condizioni per la frode". Anche per la galleria Cozzo Minneria, sull’A20, "operando un calcolo sugli esiti di tutte le prove di laboratorio, si ricavano valori di resistenza media superiore a quello richiesto, ma con un enorme scarto tra valori massimi e minimi; una variabilità assai sospetta, imputabile plausibilmente a variazioni notevoli nella composizione delle singole forniture di calcestruzzo". Per l’ospedale S. Elia di Caltanissetta "sono stati rilevati già dal direttore dei lavori, prima dell’indagine, dei provini di calcestruzzo non conforme; vi è da credere che le forniture potessero essere effettivamente non conformi, per la variazione in corso di produzione del mix design utilizzato".

La diga di Gela Per quanto attiene alla diga foranea di Gela "con riferimento alla fornitura vi fu una deliberata, cospicua e sistematica riduzione dei quantitativi di cemento utilizzato per il confezionamento". Tona ricorda anche "i risultati perentori delle prove di schiacciamento effettuati sulla Galleria Cipolla, lungo lo scorrimento veloce per Licata. I periti hanno pure ventilato pericoli di crollo, riservandosi eventuali ulteriori approfondimenti che non sono stati disposti. E anche sulla scorrimento 626 Salso III i periti hanno evidenziato valori non accettabili e comunque diversi da quelli rilevati in altre parti dell’opera". "A fronte di questi dati - conclude Tona - è stato rilevato nel sistema informatico un numero cospicuo di ricette che prevedevano mix design per le medesime opere, con valori di dosaggio delle materie prime che, se applicati, avrebbero determinato un prodotto non conforme.

Inoltre sono state riscontrate tracce inequivocabili di tentativi di inquinamento delle prove, con la soppressione di numerose ricette conservate nella banca dati poco dopo l’avvio delle indagini sugli impianti di Riesi e di Gela".

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