La Cenerentola della grande lirica

La superdiva Anna Netrebko, soprano russo, quarant’anni dal 18 settembre, finalmente approda alla Scala dopo dieci anni di assenza. Venne a Milano per un concerto con la Filarmonica scaligera, quindi per Guerra e Pace, al seguito dei complessi del teatro in cui lavorava, il Marinskij di San Pietroburgo. Poi stop, perché l’Italia invita gli artisti in ritardo, quando le agende sono piene, è la versione ufficiale. La realtà è quella di un teatro che è fossa dei leoni e dove devi tener cara la pelle. La signora glam del palcoscenico ha deciso di tornare all’apice della carriera e ovviamente per il titolo inaugurale della stagione, il 7 dicembre: Don Giovanni, diretto da Daniel Barenboim, per la regia di Robert Carsen, lei sarà Donna Anna. È un ruolo che la Netrebko ha in repertorio da un decennio, «ciò che più apprezzo di Donna Anna è la musica in sé: ideale per la voce», ci spiega.
La Netrebko è bella, anche se ora si è appesantita, con doti eccezionali d’attrice e una voce «tre volte più grande di prima, mi sento bene come non mai. Ora potrò affrontare anche ruoli più pesanti». Quali? «L’anno prossimo Leonora, nel Trovatore. Poi entro tre anni Manon Lescaut e Faust», ci anticipa la Netrebko. Che con Barenboim al pianoforte l’anno scorso firmò un album best seller, In still of night per la casa discografica Deutsche Grammophon: innamorata di lei, del resto ogni sua incisione è accompagnata da un’impennata di vendite. Lei stessa è ottima imprenditrice di sé, e forse anche per questo solidarizza appieno con direttori-manager come Barenboim o il suo pigmalione Valery Gergiev.
Proprio Gergiev intuì il potenziale di quella studentessa di Conservatorio che, pur di assaporare la polvere del palcoscenico, lavorava al Marinaskij come donna delle pulizie. Una storia da Cenerentola del Duemila nonché primo mattone su cui costruire il personaggio Anna Netrebko: il soprano venuto dal nulla. Ed eccoci nel vivo della personalità di questa donna che quando non canta fa spot pubblicitari, in settembre il suo viso era impresso su bus e manifesti vari a New York per l’apertura del Metropolitan. La Netrebko non manca poi a eventi glam, sa perfettamente che bisogna far circolare il proprio nome il più possibile e nei luoghi giusti, consapevole che è lei la prima persona a doversi occupare dell’immagine. «Non posso dire né di odiare né tanto meno di amare queste attività. Fa parte del mio lavoro. Inizialmente mi pesavano molto, ora so che è un dovere sul quale non ha senso stare a discutere», spiega Anna, pragmatica. Lei fa coppia stabile con il bel tenebroso della lirica, Erwin Schrott, reo di cucinare da dio e dunque causa numero uno dei chili di troppo della compagna (vivono con il figlio Tiago fra San Pietroburgo, New York e Vienna).
La Netrebko superstar è l’ancora di salvezza di un mondo - quello del melodramma - orfano di divi. Ha infatti in repertorio, la menzione fra i i vip di Time 100, copertine per Vogue e Vanity, inviti a Good Morning America, The Tonight Show, 60 Minutes, premi discografici in tutte le salse e quello di celebrità russa consegnatole da Putin in persona. Anna però è una tosta, non è consumata dai capricci e nevrastenie del divismo del quale ha saputo coglierne i soli benefici. Eppure pochi giorni prima che l’aereo atterrasse a Milano ci confessò di far di tutto per «mantenere la calma il più a lungo possibile. Ma sono sicura che all’avvicinarsi della prima mi innervosirò. So perfettamente quanto sia importante questo debutto e soprattutto in questa fase della mia carriera. La Scala desta tutta la mia curiosità. Mi dicono che ci sia il caos, come dite voi… casino…». Confusione? «Mi hanno riferito - prosegue la Netrebko - che non è più quello di una volta, un sacco di scioperi... Prendo atto e basta. Magari sono solo pregiudizi, invidie. Stiamo a vedere. Speriamo siano pettegolezzi gratuiti». La certezza riposa sul regista: «Ciò che fa Carsen è interessante per il semplice motivo che è uno splendido regista».
Qualsiasi cosa possa accadere alla Scala sappiamo che la Netrebko è una che cancella una performance senza pensarci troppo, le interviste le concede con il contagocce dopo lunga anticamera, e magari piantandoti in asso all’ultimo. Ma c’è una persona che la fa rigar dritto come nessuno, Gergiev.
Per l’opera con cui inaugurò le Notti Bianche, lo scorso maggio, il direttore la tenne sul palcoscenico a provare fino a mezz’ora prima dello spettacolo.

E lei? «Cose come queste sono inusuali ovunque, ma qui sono la norma. Il Marinskij è un teatro pieno di attività, è inevitabile sfruttare ogni minuto». Immaginate questo alla Scala?
Altro che assalto al Palazzo d’Inverno!

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