Centinaia di razzi sulla Galilea: feriti 19 israeliani

A Bint Jbail sotto assedio, l’esercito si riorganizza e prepara la rivincita

da Avivim

Il giorno dopo la batosta l'esercito si lecca le ferite, prepara la rivincita. Tra le radure e i frutteti ai piedi di Maroun el Ras, la Golani organizza la riscossa. I carri Merkava sono colonne d'acciaio allineate attorno ai blindati per il trasporto truppe. I soldati bivaccano nella boscaglia, si concedono le ultime ore di quiete. Dalle colline mortai e obici hanno abbassato la voce. Solo colpi di prammatica. Martellamenti di routine per far sentire la pressione ai combattenti di Hezbollah trincerati cinque chilometri più a nord, nel cuore di Bint Jbail. Ieri è stata una giornata di transizione. Una giornata dedicata a riprendere le misure del nemico, a studiare un coordinamento con artiglieria e aviazione capace di fiaccare la resistenza dei guerriglieri del Partito di Dio. A sentire i comandi israeliani anche i guerriglieri sciiti non godono d'ottima salute. «Abbiamo pagato un caro prezzo e sopportato momenti assai difficili, ma non dimenticate che abbiamo anche inferto una durissima ferita ad Hezbollah costringendolo a lasciare dozzine di combattenti sul campo», ricorda il capo di stato maggiore Dan Halutz.
«Le perdite dei terroristi - assicura il generale Shuki Shahar, vice comandante delle operazioni del nord - sono almeno il doppio o il triplo delle nostre». I guerriglieri dovrebbero, insomma, aver perso oltre 50 uomini. Ora bisogna vedere se aspetteranno il nuovo assalto, rischiando di perderne molti di più, o se cercheranno di disimpegnarsi prima dell’offensiva finale come impongono le regole della guerriglia. Per evitare nuove sorprese, Tsahal potrebbe ricorrere esclusivamente alle forze speciali, incaricate di illuminare con i puntatori laser gli obbiettivi, e alle bombe intelligenti dell’aviazione. La combinazione consentirebbe di eliminare le roccheforti e gli arsenali di Bint Jbail evitando ulteriori perdite e risparmiando la popolazione civile ancora in città.
L'offensiva di Tsahal è ancora ben lontana, comunque, dal prevenire o impedire il lancio di razzi sul nord d’Israele. Soltanto ieri dal sud del Libano ne sono partiti un centinaio che hanno colpito i sobborghi di Haifa e tutte le principali città del nord ferendo una decina di persone. Mentre visitiamo le truppe accampate al valico di Avivim un missile passa sopra le nostre teste e colpisce una collina tre chilometri più a sud. Qualche secondo dopo un fungo nero screziato di bianco s’allunga nel cielo. Lassù sulla cima dell’altura una fabbrica di prodotti chimici in fiamme libera quintali di sostanze tossiche nel cielo del pomeriggio. L’ennesima ferita di una guerra di missili già costata la vita a 19 israeliani. Sarebbero invece almeno undici le vittime dei raid aerei israeliani in Libano.


Non è ancora stato recuperato il corpo del quarto osservatore Onu morto sotto le bombe degli aerei israeliane a Khyam. Nessuna condanna a Israele per la vicenda da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu che non ha trovato per il no Usa.

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