Il centrodestra si fa male da solo e perde il cuore della città

Il centrodestra si fa male da solo e perde il cuore della città

(...) velenose», assicura nel sedersi nel posto che era del compagno di partito, l’arancione Enrico Cimaschi, prima che diventasse il suo successore allo scranno più alto dell’assemblea. Veleno nuovo sui veleni che attanagliano il municipio e che giovedì hanno impedito per la seconda volta la formazione della giunta. D’altra parte, a soli due mesi dal parto cesareo che ha portato all’elezione di Cimaschi per un solo voto (e grazie all’assenza di un consigliere del centrosinistra) l’infanticidio politico dell’ex delfino di Siri è nell’aria fin dal primo momento.
In programma, per alcuni, una vera resa dei conti tra Cimaschi e Siri sfiduciato a giugno dopo la sua elezione in Regione. Tra i due non sono sempre rose e fiori (di oleandro a parte) visto che Siri non ha digerito il tentativo di inserire in Giunta uno dei «traditori» che gli hanno votato la sfiducia, Alessandra Di Mattia. Che giovedì non si è presentata vanificando la compattezza dei 12 consiglieri di centrodestra che avrebbero dovuto contrastare i 12 di centrosinistra. Sulla carta. Perché se Siri dichiara che darà la fiducia ai due candidati della giunta presenti (Roberta Bergamaschi e Alberto Loi) «con uno sforzo immenso», lo schiaffo arriva dai consiglieri della Lega Nord, Giannalberto Conte e l’ex assessore Milena Pizzolo, che a sorpresa non si fanno vedere. Bruno Ferraccioli, del coordinamento del carroccio, fa capolino in sala ma evita ogni dichiarazione. «Ci chiudiamo tutti in un rigoroso silenzio», conferma il segretario provinciale Edoardo Rixi. D’altra parte, la richiesta della Lega di un assessorato, escludendo Alessandra Di Mattia, é risaputa. Mentre giovedì il fronte si riduce a 9 contro 11 consiglieri di centrosinistra (assente il capogruppo del Pd Giuliano Bellezza) che proprio con la loro presenza assicurano il numero legale.
È a loro che si rivolge il capogruppo del Pdl, Luciano Gandini, per «affiancare a Cimaschi due assessori e permettergli di andare avanti nonostante il pieno fallimento del centrodestra». «Da parte dell’Udc non c’è disponibilità», chiosa subito Emanuele Russo che nel pomeriggio era ricoverato in codice rosso al pronto soccorso del San Martino ma si è fatto dimettere. Impensabile, per Russo, perdersi il consiglio di giovedì visto che era stato lui, dopo aver abbandonato il centrodestra, a contendere la poltrona di presidente a Cimaschi. Scontato il mancato appoggio anche delle restanti anime del centrosinistra mentre il centrodestra scopre sul finale che può fare ancora di meglio.

Anzi di peggio, visto che con l’astensione di Vicky Musso (gruppo Misto) la sconfitta segna un 8 a 11. Ma Cimaschi non si dimette, rinviando l’elezione di un nuovo consiglio che rimarrebbe in carica solo un anno. Mentre la sinistra vuole governare per cinque, e di seguito.

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