«Cerco di fare la felicità degli altri»

Una leggenda del rock. Quindici anni da leader dei Dire Straits e altrettanti da raffinato solista. È Mark Knopfler, che venerdì sarà al Palalottomatica per un nuovo appuntamento con l’affezionato e caloroso pubblico romano. Proprio 15 anni fa, nel settembre del ’93, l’allora Palaeur ospitò le ultime due date romane dei Dire Straits. Il tour d’addio venne poi documentato nell’album live On the night. Il disco più recente di Knopfler, Kill to get crimson, risale al settembre scorso. È il quinto, da quando il chitarrista inglese ha scelto di porre fine alla gloriosa avventura dei Dire Straits. Una band che ha consegnato alla storia del rock canzoni splendide: Private investigations, Walk of life, Money for nothing (in duetto con Sting), ma anche Romeo & Juliet, Sultans of swing e Telegraph road. Le ultime tre faranno parte della scaletta del concerto, naturalmente riarrangiate e rivisitate rispetto a quindici anni fa. Se i riferimenti alla storia dei Dire Straits non possono mancare, tanti saranno invece i brani legati alla produzione solista di Knopfler. Una selezione di canzoni tratte dai cinque album e dalle numerose colonne sonore incise dal cantante, messe nelle capaci mani dell’ottima band che lo accompagna in tour. Con lui sul palco ci sono lo storico collaboratore Guy Fletcher alle tastiere (al fianco di Knopfler dal 1984), poi Richard Bennett alla chitarra, Danny Cummings alla batteria, Matt Rollings alle altre tastiere, Glenn Worf al basso e John McCusker ai fiati. «A proposito di Kill to get crimson e del mio modo di lavorare - racconta Mark Knopfler, riferendosi al nuovo disco - devo dire che mi piace usare il meglio della vecchia tecnologia insieme al meglio della nuova». E ancora, parlando del processo creativo, il musicista aggiunge: «mi piace girare per casa e scrivere canzoni, anche se a volte l’ispirazione non è un granché. Non vado mai nel panico in caso di difficoltà, ma penso sempre che prima o poi qualcosa di buono uscirà fuori. Mi diverto a registrare in studio e mi diverto a viaggiare e andare in tour. Non mi annoia affatto, a differenza di quanto capita a molti altri colleghi».
Lo stile di Knopfler, da sempre influenzato dal folk, con Kill to get crimson si è riavvicinato alle radici. Per sua stessa ammissione, ascolta molta musica folk inglese, ma anche irlandese e scozzese. La sua tecnica chitarristica, invece, è più vicina al bluegrass e al country: infatti non usa il plettro e preferisce il fingerpicking (pizzicare le corde della chitarra con le dita). Ancora qualche parola a proposito dei brani che Knopfler proporrà in concerto. «Il pubblico vuole sempre che suoni certe canzoni del mio repertorio - spiega il cantante - com’è normale che succeda in un concerto dal vivo. Devi suonare ciò che ti piace ma allo stesso tempo ricordarti che sei lì per passare due ore piacevoli con il tuo pubblico. È stato bello scrivere le canzoni, è stato bello registrarle e ora mi divertirò a suonarle».
E parlando del passato con i Dire Straits, il musicista inglese precisa: «non suono niente che io non voglia suonare.

Se vado sul palco e suono Romeo & Juliet o Brothers in arms è perché voglio farlo. Se è importante per la gente, è importante per me; se ho creato pietre miliari per la vita di quelle persone sarò felice di suonarle per loro».

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