CHAILLY apre la stagione dei Sinfonici

Il programma di questa sera alla Scala comprende «I pini di Roma» di Respighi e due Stravinskij, «Scherzo fantastico» e «Uccello di fuoco»

Elsa Airoldi

L’apertura della nuova Stagione Sinfonica Scala (questa sera con replica venerdì e sabato) prende un po’ di sorpresa. Forse perché troppo a ridosso dell’avventurosa avventura Corghi/Saramago. Sul podio Riccardo Chailly. Un nome che fa parlare. Specie da quando, all’indomani del trionfale Rigoletto, erano davvero in pochi a non vedere in lui il nuovo direttore musicale. Così milanese, così nostro, così comunicativo. Che diamine. Abbado, Muti, Chailly. Logico no?
Ma lui, forse per scaramanzia, si schermiva. «Per un direttore stabile ci vorrà tempo, e poi potrebbe anche non essere italiano. Io stesso sono il primo Generalmusikdirektor non tedesco di Lipsia come ero stato il primo non olandese del Concertgebouw di Amsterdam».
Poco dopo colpo di scena. Arriva Daniel Baremboim. Un musicista di altissimo rango, uno uomo di cultura. E che commozione vederlo sul podio della Divan, la sua orchestra arabo-isrealiana. Persino qualche lacrima durante l’abbraccio a quei ragazzi che il giorno dopo sarebbero tornati nei loro Paesi in guerra. Ma il “maestro della Scala” per ora ha diretto la Filarmonica una sola volta. Insomma le parti non si conoscono. Mentre Chailly è sempre qui. I tre sinfonici, lo straordinario per la Cgil, due benefici, il prossimo tour a Dublino e dintorni, le prove e le recite dell’Aida del 7 dicembre…
Il “maestro della Scala” può convivere con un “direttore musicale”? O è lui? Non si sa. Il nostro intanto parrebbe aver fatto un passo indietro. Si dice dispiaciuto per non poter firmare progetti oltre ad Aida e Manon Lescaut. Troppo assorbito da Lipsia. La città più musicale del mondo, l’orchestra più antica e più grande del mondo (185 elementi). Le radici che ti afferrano nella piazza dove il Gewandhaus sta di fronte al teatro dell’Opera e di lato alla Thomaskirche. Una vita musicale che dipende interamente da lui. Inclusi i complessi da consegnare al sacro.
Lipsia conferma la simbiosi raggiunta, racconta tour e incisioni (Brahms). Scala addio? L’entusiasmo di Riccardo pare affettivamente un po’ smorzato. Ma chi può dire?
Il programma del sinfonico di questa sera pare fatto apposta per sedurre. I Pini di Roma di Respighi e un balletto e “mezzo”. Celeberrimo L’Oiseau de feu (Parigi, 1910), singolare lo Scherzo fantastique op.3 dato nel 1909 come pezzo sinfonico e nel 1917 come balletto dal titolo Les abeilles.
I Pini di Roma (Augusteo 1924) sono suggestive penellate atmosferiche. Bambini che gridano come rondini sul far della sera. Mistero di catacombe. Usignolo che gorgheggia. Alba nebbiosa sulla via Appia con esercito consolare in trionfo verso il Campidoglio (il poema fu anche proposto da Muti e Filarmonica nell’anfiteatro romano di Bosra).
Lo Stravinskij dell’Uccello di fuoco si porta dietro colorismo e magia e cammina veloce verso se stesso.

Petrushka lo incoronerà il top dell’avanguardia parigina. Il Sacre spalancherà la porta sulla musica contemporanea. Grazie Diaghilev.
Sinfonici della Scala, direttore Riccardo Chailly, oggi, venerdì e sabato, ore 20, ingresso da 60 a 5 euro

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