Per 12 anni Silvio Berlusconi è stato dipinto come un corruttore di giudici e accusato di averne comprati alcuni per impedire che Romano Prodi svendesse la Sme, la società pubblica nel settore alimentare, a Carlo De Benedetti. Il buon senso, sin dall’inizio, avrebbe consigliato di dargli una medaglia: fosse stato vero che era intervenuto sui giudici, il Cavaliere avrebbe comunque impedito che una società dello Stato fosse regalata per poche centinaia di miliardi di vecchie lire a un imprenditore privato, visto che quella stessa società anni dopo fu venduta a più di 2mila miliardi. Ma la Procura di Milano non dà medaglie e men che meno a Berlusconi: anzi a lui riserva imputazioni che prevedono lustri in carcere.
Per 12 anni i Pm di Milano, tra cui quella Ilda Boccassini che proprio ieri siamo stati costretti a risarcire in seguito alla pubblicazione di un articolo di critica al processo Sme, hanno indagato sul capo dell’opposizione. Per dodici anni la vita politica di questo Paese è stata inquinata. Per dodici anni l’attività del Parlamento e anche del governo è stata scandita dagli avvisi giudiziari, dai rinvii a giudizio, dalle udienze.
E ora si scopre che Berlusconi è innocente. Una sentenza d’appello lo assolve dall’accusa di aver corrotto i giudici: per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste. Già in primo grado il Cavaliere era stato assolto per non aver commesso il fatto e per una delle accuse era intervenuta la prescrizione. Ma i Pm, non contenti, erano ricorsi in Cassazione e – nonostante una legge rendesse inammissibile l’appello – la Suprema corte aveva disposto la celebrazione di un nuovo processo. Risultato? Mentre il procuratore ha chiesto cinque anni di carcere, la Corte ha assolto il capo dell’opposizione, cancellando anche l’ombra della prescrizione. Niente di ciò che era stato costruito contro di lui è rimasto in piedi. Anni di intercettazioni e rogatorie, migliaia di pagine e 208 udienze per sentenziare che le accuse sono inesistenti.
Tutto ciò accade a una settimana esatta dal crollo di un’altra inchiesta, quella di Telecinco, l’emittente spagnola di Mediaset. Un’indagine originata da una costola di quelle milanesi e proseguita a Madrid. Anche in Spagna, anni di accuse e poi tutti assolti.
Dal 1994 a oggi sono 15 i procedimenti contro il Cavaliere che si sono chiusi con l’assoluzione, l’archiviazione o la prescrizione. I birilli giudiziari messi in piedi contro di lui sono caduti a uno a uno. Ma a cadere non è mai chi ha costruito quelle imputazioni. Come ho spiegato ieri, i giudici non sbagliano mai per colpa o per dolo. Nel Paese dei mille errori giudiziari non c’è un magistrato che abbia mai sborsato un euro di tasca propria per aver mandato in galera un innocente o per aver sconvolto la vita di una persona. Anzi: i responsabili di quegli «sbagli» fanno carriera, vengono promossi. I soli a pagare, oltre alle vittime delle via crucis giudiziarie, sono i cronisti, quelli che dalle toghe non si fanno intimorire. Per aver criticato le inchieste di Ilda Boccassini, la nostra e poche altre testate sono state condannate a versare al magistrato della Procura di Milano più di 500mila euro esentasse.
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