Caro Direttore, caro Vittorio. Ti scrivo come a un giornalista che ammiro molto, come a un direttore di giornale che quando preposto alla direzione di Libero mi convinse a scrivere (e ciò feci sia sul tuo giornale che sull’altro di centrosinistra che mi ha ancora collaboratore: Il Riformista), e quindi a iscrivermi quale «collaboratore» all’Ordine dei giornalisti. Ti scrivo come a un amico che scrisse la prefazione a un libretto, pubblicato da Rubbettino, che conteneva pezzi da me scritti con lo pseudonimo di «Franco Mauri», da me usato per la prima volta nel 1944 (avevo 16 anni!) per firmare un piccolissimo saggio giornalistico su Il realismo cinematografico sovietico nell'opera del regista Sergej. Scrivo questo per far comprendere che amicizia e affetto sono i miei sentimenti nei tuoi confronti. Per tutto questo, credo di poterti e doverti dire che non ho approvato la pubblicazione di quanto sul giornale da te diretto è apparso sul direttore dell’Avvenire.
Non ho approvato questa pubblicazione per lo stesso motivo per il quale condanno da due decenni e oltre, quanto vanno scrivendo, da veri «avvelenatori di pozzi», e con crescenti tentativi di diventare anche «avvelenatori» di fonti battesimali, di pulpiti ecclesiastici e di mense eucaristiche, il quotidiano e il settimanale del gruppo editoriale-partito la Repubblica-l’Espresso. Certo, tu hai avuto buon gioco sul piano dei «princìpi», perché se Berlusconi è un personaggio pubblico, personaggio pubblico deve essere considerato anche Boffo, dato che è il direttore del quotidiano della Cei, che per la posizione che i vescovi hanno nell’ordinamento giuridico italiano pubblico e privato, hanno un’eccezionale rilevanza pubblica, tale da poter essere considerati pienamente «soggetti pubblici» e, in un certo senso veri e propri «soggetti politici», anche a motivo della rappresentanza della società cattolica italiana ad essa attribuita per le funzioni di governo che essi esercitano nei confronti di essa in forza del diritto canonico che realizza sul piano giuridico la teologia ecclesiale che fa della nostra Chiesa una «chiesa episcopale». In realtà - e mi riferisco alla rappresentanza - essa conferita, anche se in misura sempre decrescente (si pensi sul piano delle così dette «materie eticamente sensibili e non contrattabili») alla rappresentanza ad essi non riconosciuta dai parlamentari democrat: quelli che Prodi, il primo e il leader di essi insieme a Rosy Bindi e a Franceschini, definì «cattolici adulti», respingendo le tesi della Cei contro il disegno di legge per il riconoscimento delle «coppie di fatto» anche tra non eterosessuali, tesi pubblicate dall’Avvenire con un editoriale intitolato Non possumus.
Io dissento da quanto pubblicato su Berlusconi dal gruppo la Repubblica-l’Espresso; e dissento quindi anche dalla campagna di aggressione nei confronti del premier che ne è derivata, e che purtroppo è stata anche amplificata non solo da quel settimanale gauchista che è Famiglia Cristiana della Società di San Paolo, già «commissariata» ai tempi di quel Don Zega, maestro dell’attuale direttore Don Sciortino, dalla Santa Sede per le tesi di teologia dogmatica e morale sostenute, e a cui ha irresponsabilmente dato voce anche il neosegretario della Cei, l’inesperto monsignor Crociata.
Ma per questo ho dissentito e dissento anche da quanto hai scritto su Boffo - e non perché direttore dell’Avvenire, giornale noioso che io, che giro per parrocchie e sacrestie da quando avevo sei anni, non ho mai letto per non correre il rischio di diventare anch’io un «cattolico adulto»... -, ma perché Boffo è una persona, che credo abbia anche una famiglia, e che quindi come persona ha diritto al rispetto della sua vita personale e della sfera più intima di essa.
Ciò detto, penso che chi ne ha la responsabilità, e quindi tu e i vescovi, abbia il dovere-diritto di accertare i fatti e poi, se proprio necessario al bene pubblico, temporale o ecclesiale, di esprimere dei giudizi. Ché d’altronde non credo che ai cittadini, e neanche a quelli cattolici, importi assai delle abitudini sessuali di Berlusconi e di Boffo, anche perché l’adulterio e l’omosessualità non sono reati, e rispetto a quest’ultima grande comprensione umana e cristiana hanno dimostrato venerande Chiese quali quelle irlandese e statunitense.
Con cordiale amicizia
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