Ciak, la sanità milanese va sul set «Ma noi siamo più originali di Er»

Formigoni ha visitato gli studi di via Mecenate dove è stata girata la fiction «Terapia d’urgenza»

C’è Sergio Muniz e questo già basterebbe per contare le ore che mancano alla prima puntata. Ma se l’ex bello dell’Isola indossa pure un camice bianco, allora diventa inutile persino mettersi a misurare lo share. Succede a Milano, in un Pronto Soccorso che di falso ha solo l’indirizzo - via Mecenate 84 - perché per il resto è identico a quello di qualsiasi altro ospedale lombardo. C’è l’ambulanza fuori dall’entrata, la sala d’attesa con il pavimento in linoleum, le stanze dei diversi reparti e un’attrezzatissima sala operatoria. Certo ieri mancavano i pazienti, e però ce n’era uno di speciale: Roberto Formigoni.
A meno di un mese dalla messa in onda della fiction «Terapia d’urgenza» infatti, il governatore ha voluto portare i saluti alla troupe di Rai due e fare un sopralluogo sul set per sincerarsi che «la fiction sappia dare la sensazione del nostro modello ospedaliero». Missione compiuta: il governatore ha espresso «grande soddisfazione nel vedere riprodotti i nostri centri». Il segreto? «Grande collaborazione tra Regione e Rai e soprattutto, tra produzione e alcuni dei più importanti ospedali milanesi».
Appuntamento per il 29 agosto, prima serata Rai Due, quando la fiction tornerà a raccontare agli italiani Milano, una città dimenticata da viale Mazzini ormai da 26 anni. L’ultimo episodio: «La storia di Anna» dove una giovanissima Laura Lattuada vestiva i panni di una ragazza in lotta con la tossicodipendenza. Cambio di prospettiva: dal malato al dottore (e che dottore...) per 19 puntate di 95 minuti ciascuna che racconteranno gli intrecci che i protagonisti andranno a tessere all’interno del Pronto soccorso milanese. C’è Milena Miconi che contende il cuore dei due belli colleghi in corsia e rivali in amore: Sergio Muniz e Marco Basile. E c’è un primario sicuro ed esigente (Cesare Bocci) e un chirurgo donna che gli fa da contraltare con disponibilità e dolcezza (Antonella Fattori). Tante storie che si ispirano a fatti di cronaca reali coinvolgendo medici e pazienti di ogni età e di ogni classe sociale. A «Terapia d’urgenza» si parla di razzismo ed emarginazione, ma anche di tossicodipendenza e alcolismo, e ancora di Aids, aborto e fecondazione assistita. «Nessuna storia stereotipata - giurano dalla produzione che sta già lavorando ai copioni della seconda serie -: si parla di vita, con ritmo ed azione».
Succede a Milano, zona Bovisa ma non solo.

Città e hinterland sono state scenario di numerose location dei 18 episodi che hanno richiesto tre anni di preparazione da parte di Videomedia e nove mesi di lavorazione e riprese con 150 persone, tra maestranza e troupe, all’opera in un teatro di posa esteso per mille e 500 metriquadrati negli studi televisivi di via Mecenate. Vietato parlare di americanata: «Non abbiamo bisogno di copiare il modello Er - ha spiegato Formigoni - noi lombardi siamo abituati ad essere creativi. In ogni situazione».

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