Cifre choc, 4mila donne in Inghilterra hanno avuto almeno quattro aborti

I numeri sono stati sfoderati alla vigilia di una settimana «calda», che vedrà il Parlamento di Westminster pronunciarsi in terza lettura sull’insieme dello «Human Fertilisation and Embryology Bill», la legge su fecondazione ed embriologia che divide scienziati e attivisti «per la vita», ma anche parlamentari e ministri che vogliono decidere in piena libertà di coscienza, senza sottostare alle linee di partito. E le cifre confermano l’allarme lanciato nelle scorse settimane dalle organizzazioni pro-life: l’aborto è diventato nel Regno Unito una pratica tanto frequente da essersi trasformata in molti casi in un metodo contraccettivo.
Circa quattromila donne inglesi si sono sottoposte ad almeno quattro interruzioni di gravidanza nella loro vita (1.300 sono già alla quinta o alla settima). Tra le oltre sessantamila che non erano alla prima esperienza, 15mila hanno vissuto per la terza volta questa traumatica esperienza. E fra le tante che ricorrono all’aborto c’è chi ha superato addirittura la soglia di otto interventi. Con uno scenario agghiacciante per molte under 30: decine di loro si sono già sottoposte ad almeno sei interventi del genere. È stato il conservatore Telegraph a gettare ieri nel dibattito la patata bollente. Ricordando che il Regno Unito ha sfiorato quota 200mila aborti nel 2006 (contro i 22mila del 1968, l’anno in cui la pratica è diventato legale) e sottolineando che 7.123 interruzioni di gravidanza avvengono dopo la diciassettesima settimana e che quasi altrettante vengono praticate ogni anno su cittadine non residenti nel Regno Unito, ma che scelgono il Paese come la mecca dell’aborto facile.
«Martedì i parlamentari inglesi si troveranno di fronte a uno dei più difficili dilemmi etici della loro carriera», ha scritto ieri l’ex direttore del Servizio britannico di consulenza medica sulla gravidanza, Vincent Argent. Perché in settimana non si parlerà solo di embrioni-chimera, ma si discuterà anche del limite massimo per l’aborto, che oggi nel Regno Unito è fissato alla ventiquattresima settimana e che molti vogliono ridurre (di almeno due o quattro settimane, ma qualcuno vorrebbe arrivare alla sedicesima).
Sia il primo ministro Gordon Brown che il leader dei Tory Cameron hanno lasciato libertà di coscienza ai loro parlamentari e ministri, ma il premier lo ha dovuto fare dopo la rivolta esplosa fra alcuni esponenti cattolici del suo governo. E nei prossimi giorni sette ministri laburisti, tra cui Ruth Kelly, ministra dei Trasporti e Des Browne, ministro della Difesa, si uniranno ai circa duecento parlamentari favorevoli a una riduzione del limite massimo per l’interruzione di gravidanza.


Ieri Brown - per una volta convinto del fatto suo - ha spiegato le ragioni del suo appoggio totale alla sperimentazione che permetterà la creazione di embrioni contenenti Dna umano e cellule animali, insistendo sulla necessità di tenere il passo con i progressi della ricerca, «per dare agli scienziati la possibilità di salvare la vita di milioni di persone in futuro».

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