San Josè - Tutti vivi, come in una favola. Chiusi per 69 giorni nelle viscere della terra. Un incubo a seicento metri di profondità e un risveglio sotto gli occhi di tutto il mondo: "Non siamo star" sibilano stravolti uscendo dalla capsula-ascensore, fasciati negli occhialoni di Luxottica. Più di due mesi al buio, sottoposti a una temperatura superiore ai 40 gradi, forzatamente insieme, collegati al mondo da una sola fessura. È terminata con successo l’operazione di recupero dei 33 minatori cileni intrappolati sottoterra da quasi due mesi e mezzo. L’ultimo degli operai rimasti bloccati dal 5 agosto scorso nella miniera di San Jos‚ in Cile è stato fatto riemergere poco prima delle 22 ora locale, le 3 in Italia, attraverso la capsula Fenix che ha fatto la spola per quasi un giorno con il punto a oltre 600 metri di profondità in cui i minatori erano rimasti intrappolati a causa di un incidente. Attraverso il cunicolo, dopo circa due ore e mezza sono stati riportati in superficie anche tutti i sei soccorritori calatisi nelle viscere della terra per organizzare la risalita dei minatori.
Il leader è l'ultimo ad abbandonare l'incubo L’ultimo dei minatori a uscire dal giacimento è stato il capo-turno e leader del gruppo fin dal giorno del crollo, Luis Urzua, di 54 anni: appena uscito dalla capsula, il minatore è stato avvolto in una bandiera cilena e in tante città e paesi cileni le campane delle chiese hanno suonato a festa
mentre la gente si è riversata per le strade, animandole con caroselli in auto. Nell’abbracciare Urzua, il presidente Sebastian Pinera ha annunciato che riceverà i 33 minatori alla Moneda, il palazzo presidenziale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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