Cina, una parata militare che deve preoccuparci

Una dimostrazione di forza, di ricchezza, di sfarzo. Così la Cina moderna ha celebrato il 60° anniversario, con una parata militare e festeggiamenti meticolosamente preparati, protetti da un formidabile spiegamento di forze di sicurezza

Una dimostrazione di forza, di ricchezza, di sfarzo. Così la Cina moderna ha celebrato il 60° anniversario, con una parata militare e festeggiamenti meticolosamente preparati, protetti da un formidabile spiegamento di forze di sicurezza.
Il presidente Hu Jintao per l'occasione ha rispolverato una tunica, nera, in perfetto stile maoista mentre passava in rassegna una massa di oltre 8.000 soldati, 150 tra aerei ed elicotteri, quasi 500 mezzi blindati e corazzati e, soprattutto, una moltitudine di sistemi missilistici di ogni tipo.
Poco importa che in parte del Paese la popolazione abbia seri problemi a sfamarsi. A Pechino, nella storica piazza Tienanmen, si rappresentava la Cina ufficiale, aspirante superpotenza che flette i muscoli militari.
Pechino ha dimostrato una volta di più la direzione intrapresa per modernizzare il suo strumento militare, che sta acquisendo capacità di proiezione di potenza, più che di autodifesa. Sta abbandonando il tradizionale concetto di esercito di massa in favore della tecnologia. Ecco perché si parla di una riduzione di 700.000 uomini degli organici che contano quasi 2,3 milioni di militari, con una ridistribuzione delle risorse che vede avvantaggiate le armi più tecnologiche, aeronautica e marina, con una contrazione delle masse armate dell'esercito.
Un passo alla volta ci si avvia anche ad una professionalizzazione ed all'abbandono della coscrizione obbligatoria. Il tutto sostenuto da massicci e crescenti investimenti. Il bilancio ufficiale della difesa, oltre 70 miliardi di dollari quest'anno, è considerato un vero "bugiardino", perché non include gran parte delle spese per ricerca e sviluppo e di acquisto di nuovi armamenti.
La spesa militare continua a crescere, così come il ritmo con il quale vengono introdotti in servizio nuovi armamenti, mentre in qualche misura si riduce anche lo svantaggio tecnologico nei confronti dell'Occidente.
La parata militare, durata oltre un'ora, ha offerto ottimi esempi di questa tendenza. Si sono visti ad esempio nuovi missili balistici intercontinentali a testata atomica, con una gittata di oltre 10.000 km, ma anche missili da crociera che rappresentano una seria minaccia per Taiwan così come per le portaerei statunitensi. Pechino ha esibito una quantità di missili balistici nucleari a medio raggio e nuovi missili balistici con testata convenzionale. Queste armi sono puntate, a centinaia, contro Taiwan e stanno diventando così precise e numerose da far temere un "primo colpo" capace di decapitare le capacità difensive dell'isola, colpendo aeroporti, centri di comando.
I generali cinesi hanno anche presentato i più recenti aerei da combattimento realizzati localmente, J-10 e J-11, accompagnati da velivoli da rifornimento in volo e aerei radar. A dimostrare come la Cina si stia affrancando dalla dipendenza dagli acquisti di sistemi e tecnologia russa.
Notevoli anche i velivoli senza pilota e i nuovi mezzi corazzati, alcuni dai quali anfibi ed aviotrasportabili.


Tutto questo ha impressionato molto di più rispetto alle falangi di soldati che si muovevano, perfettamente sincronizzati, al ritmo di 116 passi al minuto.
Certo, ci vorrà ancora tempo, molto tempo prima che la Cina possa davvero competere militarmente con gli Stati Uniti. Ma ce la sta mettendo tutta per riuscirci. E non con gli abituali tempi cinesi.

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