A Cinecittà in scena il commissario: Rutelli mette i suoi uomini alla regia

L’opposizione grida all’occupazione. Il ministro: «Quando cambia il governo vengono scelte sempre nuove persone»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Il ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli, ha revocato il consiglio di amministrazione di Cinecittà holding e ha nominato amministratore unico per un mese il direttore generale per il Cinema del ministero, Gaetano Blandini. Queste decisioni, anticipate sabato scorso dal Giornale, sono state comunicate ieri all’assemblea della società dallo stesso vicepremier che poi ha convocato una conferenza stampa per motivare il blitz.
«Non siamo interessati a uno spoil system selvaggio - ha detto Rutelli - ma quando cambiano governo e indirizzi, cambiano anche le persone incaricate di portare avanti le nuove linee programmatiche. Alla fine di luglio metteremo in campo le nostre scelte». Il ministro, infatti, si è avvalso della legge Frattini del 2002 (che consente al governo di orientare enti e società pubbliche attraverso nomine ad hoc) emanando un atto di indirizzo in dieci punti che affronta alcuni argomenti critici. Tra questi il mancato conseguimento degli obiettivi fissati nel precedente atto di indirizzo del novembre 2005, la forte conflittualità interna al consiglio di amministrazione e con le controllate Istituto Luce, l’avvio di progetti non previsti dalla legge come la realizzazione di un canale tematico e di un albergo per le troupe e le perdite della controllata Mediaport.
Insomma, se da un lato Rutelli ha fatto ricorso allo spoil system per commissariare l’azienda, dall’altro ha presentato un catalogo di rilievi che avrebbero potuto anche determinare la revoca dei consiglieri per giusta causa. Cosa che invece non ha fatto lasciando a Blandini il compito di fare un giro di orizzonti. «Cinecittà Holding dovrà reperire risorse per un unico obiettivo: dare servizi e supporti alla cinematografia italiana», ha concluso il ministro.
Immediata la reazione di Maurizio Gasparri e di Ignazio La Russa, i due esponenti di An che insieme agli altri capigruppo della Cdl alla Camera hanno presentato un’interrogazione ai ministri Padoa-Schioppa e Rutelli sulla vicenda. «Rutelli - hanno dichiarato - ha fatto un errato riferimento alle regole dello spoil system che nel caso specifico non poteva essere applicato (le nomine erano state effettuate in periodo di garanzia visto lo scioglimento anticipato delle Camere a febbraio; ndr)». Secondo Gasparri e La Russa, il ministro «ha dato un’interpretazione giuridicamente errata e politicamente arbitraria, contraria a quella che fu invocata nel 2001 per le sue possibili incompatibilità in occasione delle dimissioni tardive da sindaco di Roma». Un chiaro riferimento alla probabile richiesta di risarcimento danni da parte degli ex consiglieri rispediti a casa senza una giustificazione precisa se non quella di far spazio agli adepti dell’Unione.
Massimo Condemi, che da ieri non è più amministratore delegato di Cinecittà holding, ha il morale a terra. «Con una conferenza stampa - dice al Giornale - Rutelli ci ha esposto alla gogna mediatica creandoci un notevole danno di immagine con un atto di indirizzo pieno di inesattezze e strumentalizzazioni». Condemi intende conferire mandato ai propri legali per verificare se sussistano gli estremi per una querela nei confronti di Rutelli.

«È stato un vero e proprio insulto alla mia professionalità - aggiunge - perché non solo ho messo in vendita Mediaport che era una fonte di perdite, ma ho messo in cantiere progetti che andavano contro l’assistenzialismo di Stato e prevedevano una valorizzazione degli asset: dal canale tematico sarebbero potuti giungere da 1 a 3 milioni di ricavi, mentre dall’albergo almeno 1,5 milioni per l’affitto dell’area». Condemi è deluso: «La restaurazione è in pieno esercizio. Non vogliono che Cinecittà sia indipendente». Questi sono gli albori della seconda era Prodi: la vittoria della burocrazia ministeriale.

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