Il cinema italiano torna in salute grazie a un «menu» diversificato

Pubblicati dal «Giornale dello Spettacolo» i dati del primo trimestre di quest'anno: grazie a Moccia, Verdone e Veronesi è aumentata del 9 per cento la quota «italiana» al botteghino

Il film italiani vanno forte. A confermarlo sono i dati: a fronte di una quota di mercato che nel 2009 era scesa al 24,4%, quest'anno, dal primo gennaio al 7 marzo, per i film italiani si sono già staccati 10,3 milioni di biglietti, facendo salire la quota al 33,5% (dati Cinetel). Sono cinque i film nazionali usciti nel 2010 che hanno già superato i 5 milioni di incasso. «Io, loro e Lara» di Verdone guida la classifica con 15,7 milioni; seguito nell'ordine da «Baciami ancora» di Muccino con 9,1 milioni; «Scusa ma ti voglio sposare» di Moccia con 6,7; «La prima cosa bella» di Virzì con 6,3; «Genitori & figli» di Giovanni Veronesi con 5,8 milioni, rastrellati in quest'ultimo caso in solo dieci giorni di programmazione, poiché il film è approdato in sala il 26 febbraio. A spiegare al «Giornale dello Spettacolo» (che diffonde i dati nel numero di marzo) i perché di questo successo, il presidente dei produttori dell'Anica, Riccardo Tozzi e alcuni registi. «Il cinema italiano - afferma Tozzi - è fortemente cresciuto grazie al successo di una serie di film capaci di sposare autorialità e spettacolo. Mi riferisco a Verdone, a Muccino, a Virzì, a Veronesi. Se, come accaduto in questi primi mesi 2010, gli autori che contano sono presenti in forze, il nostro cinema, nonostante la concorrenza fortissima di film come "Avatar" o "Alice in wonderland", riesce a superare la quota del 30%. Si tratta di una soglia importante se si pensa che la quota nazionale in un paese cinematograficamente all'avanguardia come la Francia è attestata attorno al 37% e in Gran Bretagna, Germania e Spagna non supera il 15%».
«La verità - aggiunge Alessandro D'Alatri che il 2 aprile vedrà distribuito il suo nuovo lavoro, "Sul mare", realizzato in digitale nell'isola di Ventotene - è che non solo il cinema italiano sta cambiando, ma anche il pubblico è cambiato e dimostra un nuovo interesse per il nostro lavoro. Merito non solo nostro, ovviamente, ma anche dei produttori e degli esercenti che credono in noi, difendendo le nostre produzioni e scommettendo sui film italiani». Ma per Claudio Fragasso che il 7 maggio uscirà nelle sale con il suo thriller «Le ultime 56 ore»: «bisogna puntare alla diversificazione dei generi, perché altrimenti si rischia che il cinema italiano si polarizzi sulle commedie e i film d'autore». Insiste su questa idea Rocco Papaleo, che il 9 aprile uscirà con «Basilicata coast to coast», esordio alla regia dell'attore che ne è anche protagonista: «La varietà è la chiave per avvicinare il nostro cinema a quello europeo allontanandolo da stereotipi dannosi e avvicinandolo al pubblico. La gente deve sentirsi sempre più rappresentata e raccontata».

«Sono convinto - conclude Tozzi - che il numero dei biglietti venduti nel 2010 supererà ampiamente i risultati dell'anno scorso. Tuttavia non bisogna accontentarsi: l'obiettivo a cui puntare è tornare ad avere un mercato da 150/180 milioni di biglietti».

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