CINEMA Scatti d’autore per il grande schermo

Alla Galleria Grazia Neri in mostra 45 gigantografie di scena di celebri film come «La Dolce vita» di Fellini o il più recente «Collezionista»

Fotografia e cinema: sono le più giovani tra le arti. La prima consacra il secondo, che di essa si nutre. «Fotografia&cinema» è anche il titolo di una mostra intrigante proposta dalla Galleria Grazia Neri di via Maroncelli 14. Esposte fino al 16 febbraio 45 gigantografie di scena, tratte dagli archivi Photos 12/Grazia Neri, per un percorso che va letto in due modi differenti. Da un lato c’è l’arte di fotografare che da sempre è servita a pubblicizzare il mondo in celluloide, a dare maggiore notorietà agli attori e alle pellicole, solleticando l’immaginario degli spettatori e fissando i momenti più romantici, più inquietanti, più commoventi. Dall’altro ci sono i film in cui la fotografia è al centro della narrazione scenografica, o dove gioca un ruolo fondamentale diventando elemento risolutivo di una vicenda. Basti pensare a La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, dove un fotoreporter immobilizzato in casa scopre un omicidio curiosando negli appartamenti di fronte attraverso l’obiettivo. Oppure a Joe Pesci che interpreta il leggendario Weegee ne L’occhio indiscreto e alla Dolce vita di Fellini, che consacra il ruolo giocato dai paparazzi nella cronaca rosa degli anni Sessanta. Tra le opere cinematografiche più recenti, sono presenti in mostra scatti tratti da Il collezionista, del 1997, trama nella quale le foto segnaletiche e antropometriche serviranno all’indagine del detective Morgan Freeman; o ancora The Ring, del 2002, che dà risalto all’uso dell’autoscatto e One our photo, del 2003, in cui Robin Williams presta voce e volto a un assassino che fa l’inserviente in un laboratorio di sviluppo.
C’è il fotografo di moda protagonista di Blow up, che sovrasta una modella sdraiata ai suoi piedi, tutto azione e movimento, in contrasto con la Julia Roberts statica e sognatrice nei panni della fotografa Anna Cameron in Closer, di Mike Nichols. Molte le situazioni comiche: con John Cleese che usa un ritratto femminile per coprire le nudità in Un pesce di nome Wanda, o Maurizio Nichetti surreale in Ratataplan, con Charly Chaplin che prende in giro i miti americani, o i coniugi cavernicoli Flintston che impugnano una rock-polaroid e Dan Aykoryd in Ghostbusters che ha al collo una medio formato Brooks-Veriwide. La rassegna, curata da Maurizio e Filippo Rebuzzini e divisa in nove sezioni, serve a comprendere il ruolo che i fotografi hanno ancora nel contesto sociale. Questi professionisti vedono il cinema come tanti istanti immobili, da consegnare ai posteri per sempre. Immaginano scene e fuori scena come i flash più importanti del racconto e dei suoi protagonisti.

Fanno lo stesso con le guerre, la cronaca, la realtà. La scrutano da fuori, la inquadrano, la illuminano, la rendono immortale. Eppure ci vivono dentro.
«Fotografia & cinema», ingresso libero fino al 16 febbraio da Grazia Neri. Informazioni: tel. 02.625271.

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