American gangster è il film diretto da Ridley Scott che va in onda questa sera alle 21.04 sul canale 20 Mediaset. La pellicola racconta la vera storia di Frank Lucas, un trafficante di droga attivo a New York: per la trasposizione sul grande schermo, però, il regista è stato attaccato per alcune inaccuratezze e incongruenze.
American gangster, la trama
Dopo aver lavorato per anni come braccio destro di Bumpy Johnson, Frank Lucas (Denzel Washington) decide di scalare la gerarchia della criminalità organizzata di New York all'alba della morte del boss di Harlem che aveva così diligentemente servito. L'ascesa al potere di Frank avviene quasi senza scossoni: la sua ambizione, così come la sua personalità e il suo fascino, lo trasformano in brevissimo tempo in uno dei più potenti narcotrafficanti degli Stati Uniti. I suoi traffici, inoltre, raggiungono nuovi apici quando il malvivente inizia una "collaborazione" con l'esercito statunitense, che comincia a spacciare eroina sfruttando la terribile pagina storica della guerra in Vietnam. Tuttavia il regno della droga di Frank ben presto finisce nel mirino di Richie Roberts (Russell Crowe), detective della sezione narcotici. L'incontro tra i due, però, andrà in un modo che nessuno dei due aveva previsto.
La vera storia dietro il film
Al di là delle libertà artistiche e narrative prese da Ridley Scott per portare sullo schermo quello che, secondo il sito dell'Internet Movie Data Base, è stato il suo progetto più sfiancante, American gangster si basa su una storia vera e su personaggi realmente esistiti. Nato in North Carolina nel 1930, Frank Lucas è stato veramente una figura di spicco nel traffico di droga, in particolare di eroina. Un traffico che lo portò a trasferirsi a New York abbastanza giovane, per dare il via a una carriera che lo avrebbe portato non solo a diventare una figura di spicco nell'ambiente del narcotraffico, ma anche a diventare una leggenda degna di un film di Ridley Scott. Morto all'età di 88 anni, Frank Lucas è famoso anche per la strana amicizia che ha stretto con l'agente incaricato di dargli la caccia. Ma l'agente Richard M. Roberts, interpretato nel film da Russell Crowe, non ha mai disconosciuto i tanti crimini che hanno costellato il potere di Lucas. In un'intervista del 2007 riportata dal New York Times ha detto: "Frank Lucas ha distrutto più vite di persone afroamericane di quanto avrebbe mai potuto sognare di fare il K.K.K."
Come si legge su Looper, la carriera di Frank Lucas come criminale iniziò quando era ancora minorenne e finì con l'aggredire un uomo. Un atto che lo spinse giovanissimo a cercare le strade della Grande Mela, dove cominciò a lavorare come allibratore e spacciatore. Il giovane attirò poi l'attenzione di Ellsworth "Bumpy" Johnson dopo aver ucciso un altro spacciatore su un marciapiede affollato. Con un sangue freddo da far spavento, Lucas sparò in testa alla sua vittima quattro colpi, incurante delle persone che aveva intorno. Mai perseguitato per questo crimine, che più tardi negò di aver commesso, Lucas era entrato in una delle associazioni più pericolose e potenti. Sebbene in American gangster venga descritto il rapporto tra Lucas e Bumpy Johnson come molto intimo, come se Bumpy fosse il mentore che Frank Lucas aveva cercato per tutta la sua giovane vita, le cose nella realtà erano un po' diverse, come ha confermato anche la moglie del boss criminale. Quello che è invariato è che proprio la morte di Bumpy Johnson permise a Frank Lucas di iniziare il suo regno di potere. The Mob Museum racconta che all'epice del suo successo, Lucas arrivò a guadagnare anche un milione di dollari al giorno con il suo traffico di eroina che spacciava anche all'esercito statunitense con la collaborazione di poliziotti corrotti. Denaro che l'uomo investiva in immobili sparsi per il Paese, che contribuirono ad aumentare a dismisura tanto le sue ricchezze quanto la sua popolarità.
Nel 1975, dopo una retata in casa, Lucas viene arrestato e condannato a passare 70 anni in carcere: dietro le sbarre ne passerà solo cinque, grazie a un patteggiamento che prevedeva un enorme sconto di pena dietro la collaborazione con le autorità. Nonostante questo, però, l'uomo continua con il suo traffico, venendo arrestato di nuovo nel 1984, rimanendo in prigione fino al 1991. Nell'ultima fase della vita, l'uomo ha mostrato un certo rimpianto per le scelte fatte nella vita e per i terribili atti che hanno macchiato le sue mani di sangue. In un'intervista al Newark Star-Ledger riportata sempre dal The Mob Museum ha detto: "Probabilmente ho fatto più danni che cose buone. Probabilmente, ed è un fatto. All'epoca non ero consapevole di quello che stavo facendo. Tutto quello che sapevo è che stavo facendo un mucchio di soldi.
Un cattivo affare era un buon affare. Ma si trattava di un orribile affare, mettiamola così. Ero nel business dell'eroina... il peggiore che puoi avere. Non puoi cadere più in basso di così e io c'ero. Ero sommerso fino alla testa."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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