Thanksgiving, l'horror di Eli Roth è uno splatter sul consumismo

Eli Roth torna al cinema con Thanksgiving, nuovo film horror e splatter che riflette sulla "moda" del Black Friday

Thanksgiving, l'horror di Eli Roth è uno splatter sul consumismo

Per molti il nome Eli Roth è "solo" il nome dell'attore che compare inBastardi senza gloria nei panni del cosiddetto Orso Ebreo. In realtà Eli Roth è considerato ormai da tempo uno degli esponenti del genere horror e, in particolare, del sottogenere splatter, come ha già dimostrato con il suo film di debutto Cabin Fever e, soprattutto, col suo lungometraggio più famoso, Hostel. Ora il regista è pronto a tornare in sala con la sua ultima fatica, Thanksgiving, che arriva al cinema a partire dal 16 novembre. In realtà l'idea per il film nasce nel 2007, quando Eli Roth dirige un finto trailer che compare in Grindhouse, il "doppio" film diretto da Quentin Tarantino e Robert Rodriguez. Per ringraziare Tarantino di aver prodotto Hostel nel 2005, Eli Roth accettò di girare un trailer che compare nel film e che si riferiva a una pellicola che non esisteva. Almeno fino a oggi. Thanksgiving parte proprio da quel breve video.

Thanksgiving, una storia splatter

È il giorno del Ringraziamento e a Plymouth, in Massachusetts, e tutti si preparano a celebrare la festività più amata dagli americani. Ma non tutti possono permettersi questo privilegio: di certo non lo possono fare coloro che lavorano per un grande negozio locale, il cui proprietario (il Rick Hoffman di Suits) ha deciso di aprire nonostante il giorno di festa, per anticipare gli sconti del Black Friday. Fuori dal negozio c'è una folla in attesa e inferocita, che è pronta a tutto per di comprare oggetti in sconto e accaparrarsi una piastra per waffle che viene data in regalo. La figlia del proprietario, Gabby (Addison Rae), approfitta della sua posizione di "erede" per far entrare i suoi amici prima dell'orario di apertura, scatenando ancora di più la ferocia e la follia della gente in attesa. Così questa umanità votata al consumismo fa crollare le barriere, distrugge le porte e si riversa nel negozio come uno sciame di proverbiali locuste. Il Black Friday ben presto si trasforma in tragedia, con molte persone che perdono la vita mentre il fidanzato di Gabby (Jalen Thomas Brooks) viene ferito a una mano, perdendo così l'occasione di continuare la sua carriera nel baseball. Un anno dopo quasi tutti sembrano aver dimenticato l'orrore avvenuto durante il giorno del Ringraziamento e con il Black Friday già alle porte c'è chi si domanda se il negozio rimarrà aperto per sfruttare di nuovo il consumismo delle persone. Ben presto, però, un misterioso serial killer travestito da padre pellegrino comincia a uccidere in modo brutale e sconvolgente, prendendo di mira proprio coloro che un anno prima avevano dato il via all'orrore del Black Friday. Sul caso indaga lo sceriffo (Patrick Dempsey), ma la sua è una corsa contro il tempo.

Quando è il consumismo a uccidere

A una prima occhiata Thanksgiving è il solito film horror che utilizza un mero pretesto narrativo per portare sul grande schermo omicidi quasi spettacolarizzati, con il sangue che zampilla come se vivesse di vita propria, intestini rovesciati al suolo, teste mozzate e armi a volontà, tra quelle effettivi (ad esempio, l'ascia) a quelle che nascondono una certa inventiva (come un "semplice" forno). Naturalmente l'elemento splatter è centrale e fondamentale nel nuovo film di Eli Roth, il che significa che Thanksgiving non è di certo un film da consigliare a tutti e da cui devono stare lontani quegli spettatori che sono particolarmente sensibili alla vista del sangue o della violenza più o meno gratuita.

Eppure, nonostante Eli Roth riesca a rimanere coerente con la sua visione del cinema horror, Thanksgiving offre anche uno spunto di riflessione che non è affatto banale. In un tempo storico come quello attuale, in cui i telegiornali e le notizie sono pieni di esempi di indifferenza civica e di puro egoismo materiale, il motore narrativo del film è forse l'elemento più agghiacciante perché forse non si discosta così tanto dalla realtà. Quello che si vede all'inizio del film, con una folla feroce pronta a gettarsi sull'acquisto di oggetti di cui (forse) non hanno nemmeno bisogno, è un quadro che non si discosta molto da quanto accade davvero negli Stati Uniti a ogni Black Friday. Ad esempio, il New York Post, sottolinea che, dal 2006 al 2018, sono avvenuti ben quarantaquattro incidenti che hanno portato a undici morti. Esiste addirittura un sito, chiamato Black Friday Death Count, che letteralmente tiene il conto degli incidenti avvenuti durante il venerdì di novembre caratterizzato da forti sconti. Secondo i dati raccolti, al 2022, le morti accertate sono diciassette, mentre centoventicinque sono le persone rimaste ferite nella corsa all'acquisto.

Eli Roth, dunque, non si è limitato a dirigere un film splatter che potesse intrattenere e divertire: si è invece soffermato a guardare alla realtà del suo Paese, spiando con occhio critico l'ascesa del consumismo negli Stati Uniti, dove l'idea di possedere qualcosa a prezzo scontato vale forse più della salvaguardia non solo della propria vita, ma anche della propria umanità. E questa riflessione è senza dubbio l'elemento più interessante della pellicola, con il prologo che rappresenta una costruzione perfetta di tensione e violenza esplicita. Per il resto Thanksgiving è un film che si inserisce perfettamente nel genere cinematografico a cui appartiene. Allo spettatore viene chiesto costantemente di sospendere l'incredulità, di accettare cose impossibili, di vedere rappresentata costantemente l'incapacità delle forze dell'ordine di arginare una strage perpertrata dalla mano di un solo uomo. Il film non presenta numerosi jumpscare (i momenti, cioè, che fanno letteralmente saltare sulla sedia), ma preferisce costruire la tensione attraverso il senso di attesa, nascondendo la minaccia dietro angoli e dentro stanze buie, oppure costringendo le vittime - e gli spettatori con loro - ad osservare l'assassino che pian piano si avvicina.

Thanksgiving, nel suo lato horror, non presenta nulla di originale o di sorprendente: rispetta tutti i canoni e conduce lo spettatore in un territorio tutto sommato noto, al punto che l'identità dell'assassino non è così difficile da intuire. Ma il contesto scelto, i Black Friday, e la riflessione sulla perdita dell'umanità rappresentano una svolta narrativa da non sottovalutare.

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