
In sintesi: il povero agricoltore del piccolo centro calabrese fa la colletta tra i compaesani per acquistare un calciatore ricco e famoso della Serie A: ci riesce e il fuoriclasse giocherà tra i dilettanti della squadra indigena. Ok, il film «U.S. Palmese», nelle sale da una settimana, sarà pure una «favola sul calcio», come dicono i registi Marco e Antonio Manetti, ma anche le «favole» dovrebbero avere - per risultare efficaci nel «messaggio» - un punto di partenza minimamente credibile. E non è questo il caso di «U.S. Palmese», che a tratti assume i connotati paradossali della fantascienza... Per carità, la storia può anche evolversi in fiaba, però se personaggi di base e mosse iniziali danno subito la sensazione di essere del tutto fuori dalla realtà (intesa come realtà quotidiana, da cui anche quella «inventata» su un set cinematografico non può prescindere) il rischio è di non lasciare nessuna traccia negli occhi e nel cuore dello spettatore. Ed è proprio questo il senso di vuoto che si avverte al termine della visione di «U.S. Palmese» che è pure un filmetto piacevole (e a tratti divertente grazie a Rocco Papaleo che interpreta l’eroico agricoltore) ma che scivola via senza mai graffiare. Gocce d’acqua su un impermeabile. Pellicole ispirate al controverso mondo del calcio ce ne sono state tante: alcune efficaci («Ultimo minuto» con Ugo Tognazzi e «L’uomo in più» di Paolo Sorrentino) altre più scadenti. Descrivere il mondo del football sembra facile, ma non lo è affatto. Alternare scene di calcio giocato a trame introspettive diventa un esercizio commendevole solo quando il talento si unisce a idee di sostanza, in caso contrario si finisce nella commedia più o meno bozzettistica, nel vaudeville parodistico, nel comico venato di melanconia; tutti generi che magari ti fanno passare pure un’ora e mezza in allegria senza rimpiangere il prezzo del biglietto. Ma allora sarebbe preferibile volare un po’ più bassi, evitando di parlare (com’è stato fatto dai Manetti Bros nel tour promozionale del film) di «integrazione», «valore assoluto della comunità», «sogno impossibile» e - addirittura - di «invito al Sud a fare un ruolo che nessuno gli fa mai giocare: quello di esempio». Con tanto di demagogica chiusa finale: «Il calcio è malato. Bisogna tornare a farlo amare.
E anche un agricoltore di Palmi può insegnare a un ragazzo miliardario un punto di vista migliore sulla sua propria vita». Sul «calcio malato» siamo perfettamente d’accordo, sulla possibile redenzione a opera di un «agricoltore di Palmi», beh, su questo nutriamo qualche dubbio...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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