Cingari, il dramma dello sfratto

Poveri, truffati, malati e presto, forse, anche sfrattati e separati. È sempre più grave la situazione di Antonino Cingari e Maria Bucceri, fratello e cognata di Salvatore Cingari, compianto patron di Telegenova.
Dopo anni di sofferenze fisiche e psicologiche, assistita solo dai vicini e dai servizi sociali, la coppia rischia infatti di perdere definitivamente l'appartamento di San Martino dove risiede e di dover rinunciare a vivere insieme.
A far precipitare la vicenda, di cui il Giornale si era già occupato nel gennaio scorso e che aveva suscitato tanta commozione per il forte rapporto che lega da sempre la figura di Cingari alla città di Genova, è stato il cortocircuito giudiziario in cui si sono trovati i coniugi a seguito di una truffa. Nel 2007 un impresario edile si era avvicinato ai due con la scusa di far riavere loro il figlio, da tempo assistito in un istituto proprio a causa delle pessime condizioni del nucleo familiare. Millantando amicizie influenti a Roma, l'uomo era riuscito così ad appropriarsi di tutti i risparmi della coppia e a vendere l'appartamento di proprietà a una terza persona totalmente ignara. Nulla aveva ostacolato il piano del truffatore, se non una visita psichiatrica sommaria voluta dal notaio prima del rogito che aveva comunque ritenuta intatta la capacità cognitiva dei Cingari.
Proprio per quella vicenda oggi l'impresario è in carcere, condannato in primo grado a sei anni di reclusione e a 100mila euro di provvisionale con l'accusa di circonvenzione di incapace; nonostante ciò e nonostante l'evidente invalidità intellettiva della coppia raggirata, l'atto di vendita alla base della sentenza è stato ritenuto pienamente valido e l'acquirente, da sempre in assoluta buona fede, reclama ora il diritto di entrare nell'immobile che ha comprato. «Dove andranno tra pochi giorni Antonino e Maria? - si domanda preoccupata Monica Pipitò, una delle pietose vicine che assistono quotidianamente la coppia -. Non sono in grado di badare a loro stessi. E sono talmente fragili che, se separati e sradicati, potrebbero precipitare in uno stato ancora peggiore rispetto a quello attuale». «Non è detto che si arrivi veramente allo sfratto - rassicura l'avvocato Federico Figari, uno dei difensori della coppia - dato il caso contiamo ancora di poter ottenere un rinvio».

«Abbiamo ben presente il problema - aggiunge, invece, l'assessore ai Servizi Sociali Roberta Papi - intorno a queste persone è da tempo attiva una rete e sicuramente non le lasceremo da sole in strada. Comunque cercheremo di non farli separare».

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