Città metropolitane: Penati e Podestà si prendano l’impegno

L'abolizione delle province fu solennemente promessa da quando furono istituite le regioni, nel 1970, 39 anni fa: «Sono un inutile doppione». Ma già in epoca giolittiana in molti le consideravano inutili. Più recentemente la proposta è stata rilanciata da più parti come uno degli interventi più spicci per ridimensionare il ceto politico e i suoi costi. Finora, però, se n'è fatto nulla. Fra poche settimane, anzi, torneremo a votare per un ente che la grandissima parte degli italiani considera inutile e inutilmente costoso. Uno stop è venuto dalla Lega, che «se dice che le province non si aboliranno, non si aboliranno», ha sentenziato Bobo Maroni. Ma si capisce: è questione di poltrone dove piazzare bravi militanti - magari anche bravi amministratori - da pagare con i soldi pubblici. Parallelamente si parla di città metropolitane che sono inserite nella Costituzione.
Il numero delle candidate cresce di anno in anno, aree come quelle di Milano e Napoli, per la loro struttura meta-urbana, ne hanno un urgente bisogno per razionalizzare il governo del territorio. Ebbene, ancora una volta, niente, tutto fermo. Intanto cresce il movimento abolizionista, alcune componenti del quale propongono di non andare a votare per quegli enti il 7 giugno. Ma conosco gente che da decenni non vota per la Provincia. Ebbene, ora che finalmente anche il Pdl ha formalizzato la candidatura di Guido Podestà alla presidenza della Provincia di Milano contrapposta a quella di Penati per il Pd, facciamo una proposta.

I due più rappresentativi candidati lombardi si impegnino in campagna elettorale a promuovere con tutti i mezzi a loro disposizione la trasformazione della Provincia di Milano in città metropolitana entro il termine del loro mandato. Gli elettori gradirebbero. I candidati obietteranno che non dipende da loro ma dal Parlamento. Lo sappiamo, ma sappiamo anche che il loro impegno e l'impegno dei loro partiti sarebbe determinante.

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