Canone Rai: quando si può non pagarlo

Fra le imposte meno “amate” dagli italiani, da qualche anno il canone per la tv pubblica è stato inserito nella bolletta della luce, per ridurre al massimo i tentativi di evasione. In alcuni casi però è possibile non pagarlo, senza infrangere la legge

Canone Rai: quando si può non pagarlo

Per anni chi decideva di non pagarlo pur avendo un televisore in casa, ha vissuto nell’ansia che prima o poi bussasse alla sua porta un funzionario incaricato delle verifiche porta a porta, o ha ricevuto comunicazioni inquisitorie del tipo “sappiamo che possiede un apparecchio televisivo, se non paga il canone andrà in contro a sanzioni, etc…”. In altri casi, per non essere “beccati”, si acquistava un nuovo tv per conto di un parente che ne aveva già uno in casa e pagava regolarmente l’imposta. Espedienti di vario tipo e di dubbia correttezza a parte, che si discuta sul fatto di pagarlo, o meno, il canone Rai è sicuramente una delle tasse peggio “digerite” dagli italiani. Attualmente, come sappiamo, è inserito nella bolletta dell’elettricità, anche se ciclicamente si rincorrono notizie relative al suo scorporo e, finanche, alla sua abolizione, strada attualmente poco percorribile, perché priverebbe “Mamma Rai” di entrate importanti (come spiegato in https://www.ilgiornale.it/news/aziende/canone-rai-bolletta-scelta-governo-2172093.html). Ci sono però alcuni casi in cui è possibile non pagare questa imposta, restando nella legalità. Vediamo quali.

Che cos’è il canone Rai

Cominciamo col dire che, più che di canone, bisognerebbe parlare di “imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano” introdotta nel 1938, in concomitanza delle prime programmazioni radiofoniche. I proventi del canone vanno per l’83% alla Rai, il resto lo trattiene lo Stato, sotto forma di Iva e tasse di concessione governativa. Il canone Rai dunque non è che una normale imposta erariale, il cui soggetto titolare è lo Stato. Più in particolare, si tratta di una tassa sul possesso di un bene, il televisore, così come lo è l’Imu per la casa.

Chi deve pagarlo

È tenuto a pagare il canone, chiunque possieda un apparecchio televisivo, cioè qualsiasi apparato che possa ricevere, decodificare e visualizzare un segnale televisivo proveniente dal digitale terrestre o dal satellite. Il discorso quindi non cambia, che si tratti di un decoder esterno o di un decoder già incorporato in un televisore, ma anche, ad esempio, per chi abbia una chiavetta USB dotata di sintonizzatore radio tv, o un computer provvisto di scheda per la sintonizzazione dei canali. Per chi avesse dei dubbi, non vengono considerati apparecchi televisivi gli smartphone, i tablet e comunque qualsiasi altro dispositivo privo di sintonizzatore, sia digitale terrestre che satellitare.

Il pagamento dev’essere effettuato una sola volta, annualmente, a prescindere dal numero di apparecchi televisivi posseduti dai componenti di una stessa famiglia anagrafica.

Dal primo gennaio 2016, tutti i possessori di un televisore sono obbligati a pagare il canone RAI con la bolletta della luce, in base alla presunzione di possesso di un apparecchio televisivo, qualora si abbia un contratto di fornitura elettrica nella propria abitazione. Si tratta, quindi, di una correlazione tra servizio elettrico e presenza di almeno un televisore. Prima il pagamento di questa tassa avveniva tramite bollettino postale o modello F24. Oggi l’importo, 90 euro, viene suddiviso in 10 rate da 9 euro ciascuna nelle bollette della luce da gennaio a ottobre, o da 18 euro per le bollette bimestrali.

Qui di seguito la tabella elaborata dal Ministero dello Sviluppo Economico dove si elencano, a titolo esemplificativo, gli apparecchi atti ed adattabili, soggetti al pagamento del canone TV, e gli apparecchi che non lo sono in quanto né atti né adattabili alla ricezione del segnale radiotelevisivo.

Tabella Ministero Sviluppo Economico apparecchi canone Rai e non

Chi non deve pagarlo

Alcune categorie di cittadini sono esentate dal pagare il canone Rai. Si tratta dei soggetti titolari di una utenza elettrica che non abbiano alcun apparecchio televisivo in casa, dei cittadini di età pari o superiore a 75 anni con un reddito annuo complessivo familiare non superiore a 8.000 euro, dei militari delle Forze Armate Italiane, dei diplomatici e i militari stranieri.

Esaminiamo cosa deve fare chi rientra in una di queste tre categorie per “sottrarsi” al pagamento dei 90 euro (importo 2023) nella bolletta dell’energia elettrica.

Come disdire il canone

Fino a qualche anno fa era possibile non pagare il canone Rai, pur avendo uno o più televisori in casa, chiedendo il sigillo degli apparecchi. La polizia tributaria si recava a casa del contribuente, inseriva i televisori in appositi involucri, apponendovi un sigillo che ne impedisse l’apertura e, dunque, la fruizione. Dal 2016 questo non è più possibile, configurandosi il canone come una tassa di possesso sul televisore che dev’essere corrisposta a prescindere che si guardino programmi televisivi o no. Per far capire al Fisco che non si possiede alcun televisore, bisogna presentare una dichiarazione sostitutiva che ha valore di autocertificazione, assumendosi la responsabilità di ciò che si dichiara, con conseguenze penali nel caso di dichiarazioni non veritiere.

La dichiarazione può essere inviata utilizzando l’applicazione presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, rivolgendosi a un intermediario abilitato (come Caf, commercialisti etc.), inviando una Pec (purché sottoscritta con firma digitale) all’indirizzo canonetv@postacertificata.rai.it, oppure ancora un plico raccomandato senza busta all’indirizzo Agenzia delle entrate – Direzione Provinciale I di Torino – Ufficio Canone TV – Casella postale 22 – 10121 Torino

Il documento, che ha valore solo per l’anno di riferimento, deve essere presentato ogni anno. Una eventuale dimenticanza fa scattare la presunzione di detenzione di apparecchi televisivi, e quindi l’addebito del canone nella bolletta dell’energia elettrica. Fanno eccezione i 75enni con nucleo familiare che non superi gli 8.000 euro: per loro la dichiarazione rimane valida fino a quando le condizioni di esenzione non dovessero cambiare.

Rimborso: come richiederlo e come avviene

Per chi fosse titolare del contratto di fornitura di energia elettrica, o per i suoi eredi, è possibile chiedere il rimborso del canone per uso privato pagato con addebito sulle fatture per la fornitura di energia elettrica, ma non dovuto, compilando lo specifico modello presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate. L’istanza può essere presentata in forma telematica dal titolare dell’utenza elettrica, dai suoi eredi o dagli intermediari abilitati, attraverso l’apposita applicazione, oppure, insieme ad un documento di riconoscimento valido, tramite servizio postale con raccomandata allo stesso indirizzo indicato sopra, per la disdetta.

Il rimborso verrà effettuato dalle compagnie elettriche con accredito sulla prima fattura utile, o con altre modalità, che assicurino l’effettiva erogazione entro 45 giorni dalla ricezione delle informazioni relative trasmesse dall’Agenzia delle Entrate. Qualora l’erogazione del rimborso da parte dei fornitori di elettricità non andasse a buon fine, sarà effettuata direttamente dall’Agenzia.

Vedere i canali senza pagare il canone

Partendo dal presupposto che non si abbia in casa alcun televisore, in caso si possieda un pc o uno smartphone, è comunque possibile accedere ai programmi radiotelevisivi trasmessi via internet in streaming, pur non pagando alcun canone, in modo legale.

Requisito fondamentale, nel caso di un pc, l’assenza di un sintonizzatore in grado di ricevere il digitale terrestre o i canali satellitari. Oltre a questo, è sufficiente avere una connessione internet mediamente stabile, per poter usufruire di numerosi programmi in chiaro offerti da molte piattaforme, sia italiane (come la stessa RaiPlay), che straniere.

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