La super grandinata di Alessandria (in Piemonte) o la frana che ha isolato Cogne (in Val d’Aosta): sono due fra gli ultimi episodi di effetti devastanti del mutamento climatico in atto. Causa dell’antropizzazione eccessiva del pianeta o di un mutamento climatico periodico (la lunga storia della Terra ci racconta di glaciazioni e di periodi di grandi siccità) di certo qualcosa di nuovo sta avvenendo. E le catastrofi naturali si stanno moltiplicando.
C’è modo di “difendersi” almeno dalle estreme conseguenze economiche di questa trasformazione epocale? Non solo per il clima, ma anche per l’attività sismica, per certo versi ancora più imponderabile.
Il nostro Paese, oltre ad essere esposto a un rischio sismico tra i più elevati in Europa (circa il 40% delle abitazioni civili è situato nelle zone a media ed elevata pericolosità), risulta molto fragile anche dal punto di vista del dissesto idrogeologico con quasi il 95% dei comuni italiani a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera.
Complessivamente risulta che oltre l’80% delle abitazioni civili è esposto a un livello di rischio medio-alto per almeno uno degli eventi citati. Ciononostante, le coperture contro le catastrofi naturali sono ancora molto poco diffuse nel nostro Paese: solo il 6% delle abitazioni e il 5% delle aziende ha una copertura assicurativa, con differenze notevoli in funzione della dimensione di quest’ultime. Cioè si assicurano più spesso le aziende grandi, e ancora troppo poco spesso le Pmi (che costituiscono oltre il 90% delle imprese nel nostro Paese).
ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA?
Nonostante queste criticità in Italia non c’è ancora alcun obbligo di contrarre una polizza assicurativa contro le catastrofi naturali. Almeno per i privati. Qualcosa è invece cambiato di recente per le imprese.
La Legge di Bilancio 30 dicembre 2023 n. 213 ha introdotto l’obbligo di copertura assicurativa contro le calamità naturali, per il momento limitato al settore produttivo (imprese/aziende). Lo scopo della legge è rendere l’economia italiana resiliente nell’affrontare gli impatti delle calamità, grazie al ruolo delle assicurazioni che, oltre a coadiuvare lo Stato con le risorse private, garantiscono una più efficiente e rapida liquidazione dei danni e possono così contribuire alla prevenzione del patrimonio immobiliare italiano.
COSA PREVEDE LA NUOVA LEGGE
La nuova normativa prevede alcuni obblighi e alcune formalità, che un recente documento Ania (l’associazione nazionale delle compagnie assicurative) ha così riassunto:
i contratti assicurativi obbligatori dovranno coprire terreni, fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature industriali e commerciali da danni derivanti da calamità naturali o eventi catastrofali (limitatamente a sismi, frane, inondazioni, alluvioni ed esondazioni) avvenuti sul territorio italiano. Rimangono al momento escluse dal nuovo obbligo le imprese agricole, oltre a tutti i beni immobili gravati da abuso edilizio o costruiti in assenza delle autorizzazioni previste;
l’obbligo per le aziende di assicurarsi e, in caso di mancato adempimento, l’impossibilità di accedere “all’assegnazione di contributi, sovvenzioni ed agevolazioni di carattere finanziario da parte dello Stato, anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali”;
l’obbligo a contrarre per le compagnie di assicurazione il cui rifiuto o elusione è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100.000 a euro 500.000;
le compagnie di assicurazione possono cedere a SACE SpA, gruppo assicurativo-finanziario italiano, direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, fino al 50% di ciascun indennizzo legato al verificarsi di un evento assicurato garantendo in favore di SACE un fondo per un ammontare di 5 miliardi di euro all’anno a carico dello Stato per il triennio 2024/2026, rimandando ai decreti attuativi l‘implementazione di misure aggiuntive.
La quantificazione economica del patrimonio delle imprese soggette al nuovo obbligo assicurativo per i rischi connessi alle catastrofi naturali previsti dalla norma è stimata in circa 4.000 miliardi: di questi 2.500 miliardi sono già presenti nel portafoglio delle compagnie di assicurazione, mentre 1.500 miliardi derive ranno da nuovi rischi.
La stima della vulnerabilità media del territorio avviene attraverso l’utilizzo di modelli di esposizione che considerano le diverse tipologie di beni, classi d’uso e parametri fisici quali materiali e anno di costruzione.
Da tali modelli si deduce che la perdita attesa annua per il settore assicurativo sarebbe pari a quasi 2 miliardi (rischi terremoto e alluvione) e che una volta ogni duecento anni si potrebbe verificare una perdita assicurativa quantificabile in circa 15 miliardi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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