
Si torna a parlare di autovelox, argomento molto discusso nell'ultimo periodo. Mentre ancora si cerca di fare chiarezza sulla questione degli autovelox approvati ma non omologati, ecco che la Corte di Cassazione si esprime ancora una volta, arrivando addirittura a consentire il sequestro preventivo di tutti i dispositivi giudicati non all'altezza degli standard.
La novità, che rischia di dare l'ennesimo scossone, arriva con la sentenza n. 10365/2025. Gli ermellini hanno esaminato il caso di un imprenditore, accusato di aver distribuito autovelox approvati ma non omologati. I contratti stipulati con due Comuni e Province, infatti, riportavano la dicitura di dispositivi omologati dal Ministero delle Infrastrutture, mentre invece gli apparecchi risultavano solo approvati dalla Direzione Generale per la Sicurezza dei Trasporti. Si tratta, come ormai sappiamo, di due procedure distinte.
Con la sentenza 10365/25 emessa il 14 marzo 2025 in quinta sezione penale, la Cassazione ha respinto il ricorso dell'imprenditore che aveva dato a noleggio gli autovelox, ritenendolo di fatto colpevole di frode. Omologato e approvato, infatti, non sarebbero sinonimi. Non solo. Dal momento che i dispositivi erano stati dati a noleggio come "conformi", nei confronti dell'uomo potrebbe anche scattare il reato di falso per induzione. Inutile dunque il ricorso dell'imprenditore che aveva cercato di appellarsi al fatto che la questione approvazione/omologazione non fosse ancora chiara. Per i giudici il dubbio dovrebbe portare ad essere ancora più cauti, non incoraggiare alla distribuzione di dispositivi potenzialmente non a norma.
Nella sentenza, la Cassazione ricorda come l'articolo 142, comma 6, del Codice della Strada riconosca come prova valida per accertare il superamento dei limiti di velocità stabiliti solo gli autovelox omologati.
"La frode, poi, si configura quando la fornitura è diversa, in sé o per qualità, rispetto a quella stabilita: sussiste dunque il fumus del reato perché alla conclusione del contratto gli apparecchi sono presentati come conformi mentre fin dall’inizio non sono funzionali all’obiettivo istituzionale perseguito dalla pubblica amministrazione", si legge poi nella sentenza 10365/25.Questo caso rischia di diventare l'ennesimo precedente al quale gli automobilisti potranno appellarsi per fare ricorso contro determinate multe.
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