Copenaghen - La Ue si impegna per 7,2 miliardi di aiuti
immediati dal 2010 al 2012 per i Paesi più vulnerabili al clima. È quanto hanno deciso i leader Ue, secondo fonti. "Abbiamo superato i sette miliardi" dicono da Bruxelles. La somma degli impegni volontari messi sul tavolo da ciascuno Stato porta a un contributo annuo di 2,2 miliardi di euro per il
2010, il 2011 e il 2012, pari ad un totale di 7,2 miliardi nei tre anni, In questo modo, la Ue si farà carico di un terzo del fondo "fast start" (avvio
rapido) destinato ai aiutare i Paesi più poveri, il cui bisogno è stimato in sette miliardi di euro l’anno, pari a 21 miliardi di euro per i tre anni.
Il premier: "Dall'Italia 600 milioni in tre anni" L’Italia contribuirà in
misura di 200 milioni di euro l’anno per tre anni al cosiddetto ’Fast
start’, e cioè il fondo di aiuti immediati per consentire ai paesi
poveri di affrontare il cambiamento climatico, per il periodo
2010-2012. Ad annunciarlo è stato lo stesso presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi al termine del Consiglio europeo a Bruxelles
Temperatura La prima bozza ufficiale fatta circolare al vertice
di Copenaghen sui cambiamenti climatici indica l'obiettivo di
contenere entro una forchetta tra 1,5 e 2 gradi centigradi
l'aumento massimo della temperatura rispetto ai livelli
pre-industriali. La bozza costituisce il punto di partenza per
i prossimi negoziati a cui parteciperanno tutti i "grandi" del
pianeta, accompagnati dai ministri dell’Ambiente. L’Italia
sarà rappresentata dal ministro Stefania Prestigiacomo, mentre
il premier Silvio Berlusconi arriverà il 18 dicembre.
Berlusconi e Obama Nello
stesso giorno è prevista la presenza anche di Barack Obama,
che ieri è stato ad Oslo per ricevere il Premio Nobel per la
Pace ed in mattinata è ripartito dalla capitale norvegese alla
volta degli Stati Uniti.
Il margine inferiore è ovviamente sponsorizzato dalle
piccole isole, che rischiano di essere sommerse
dall'innalzamento dei mari causato dallo scioglimento dei
ghiacci, e da molti Paesi africani, a rischio di carestie e
siccità. I Paesi industrializzati e i 'giganti' emergenti come
Cina, India e Brasile, 'spingono' invece per il limite più
alto. La bozza, che l'agenzia France Presse è riuscita ad
ottenere, contiene ancora diverse parentesi sui dati per i
quali manca ancora l'accordo. Per quello che riguarda la
riduzione globale delle emissioni di diossido di carbonio entro
il 2020 (rispetto ai livelli del 1990) si indicano tre
possibili obiettivi: del 50, dell'80 e dell'95 per cento.
Obiettivi I
Paesi industrializzati spingono per fermarsi al 50 per cento,
ma alcune economie emergenti guidate dalla Cina non hanno
voluto fissare alcun obiettivo a meno di non chiarire che i
Paesi ricchi si assumeranno la quasi totalità dell'onere.
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