Per il colpo di fulmine basta un decimo di secondo

Uno studioso di Princeton: «È il primissimo dettaglio che ci fa scoprire chi ci piace»

da Princeton (Usa)

L'abito non fa il monaco, non giudicare il libro dalla copertina: proverbi per dire di non affidarsi alle semplici apparenze. In realtà, però, quando incontriamo una persona è la prima impressione quella che conta. Precisamente ci basta un decimo di secondo per decidere se qualcuno è attraente, leale e ci ispira fiducia. Il tutto molto velocemente, prima che la nostra parte razionale possa influenzare in qualche modo la reazione, perchè le intuizioni su attrazione e fiducia sono le prime che si formano nella nostra mente.
A dirlo è una ricerca condotta da uno psicologo dell'università di Princeton, Alex Todorov, pubblicata sulla rivista Psichological Science. «Il legame tra le caratteristiche del viso e il carattere - spiega Todorov - possono essere tenui, ma non impediscono alla nostra mente di giudicare le persone con un'occhiata. Decidiamo molto velocemente infatti se una persona possiede quei tratti che per noi sono importanti, come la simpatia e la competenza, anche senza averci scambiato una parola».
Todorov e Janine Willis, coautrice della ricerca, hanno condotto diversi esperimenti su circa 200 persone. In una di queste prove hanno chiesto loro di guardare 66 facce diverse per tre tempi diversi, ciascuno di 100millisecondi, 500millisecondi e un secondo intero. Dopo che ogni faccia appariva per un attimo sullo schermo per poi svanire, dovevano indicare se avevano trovato quella che gli ispirava fiducia e anche quanto fossero sicuri della loro analisi.
Con altri esperimenti condotti in modo simile hanno testato altre sensazioni, come simpatia e competenza. «Quello che abbiamo scoperto è che - continua Todorov - se si dava un'altra occasione, il giudizio delle persone su quei visi non cambiava. Chi osservava semplicemente diventava più sicuro della sua opinione, man mano che il tempo aumentava. Il motivo per cui il cervello formula giudizi istantaneamente non è ancora chiaro».
Secondo lo psicologo, che ha studiato l'attività cerebrale con un particolare tipo di risonanza magnetica a immagini, la parte del cervello che risponde direttamente alla paura può essere implicata nei giudizi su fiducia e onestà. «La risposta alla paura coinvolge l'amygdala - prosegue - una parte del cervello che esiste negli animali da milioni di anni prima dello sviluppo della corteccia prefrontale, dove hanno origine i pensieri razionali. Abbiamo l'idea che la fiducia sia una risposta piuttosto sofisticata, ma in realtà le nostre osservazioni ci indicano che può essere un giudizio di alto profilo fatta da una parte del cervello molto semplice. Forse il segnale dell'emozione evita di passare dalla corteccia cerebrale». Tutto ciò non significa comunque, aggiunge Todorov, che «la prima e veloce impressione non possa essere superata con un ragionamento razionale. Una volta che il tempo passa e si conosce la persona - conclude - si sviluppa un'idea più generale e complessiva.

Ancora non conosciamo le caratteristiche del viso che portano ad avere una tale deduzione. Quel che sappiamo è ciò che rende una faccia attraente, come la sua simmetria, le proporzioni delle sue parti e la somiglianza».

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