Il colpo di scena di Tremaglia «La sinistra perderà un senatore»

Il ministro: «Uno degli eletti all’estero è pronto a lasciare il centrosinistra. E presto saprete chi è». Occhi puntati su Pallaro

Adalberto Signore

da Roma

Ministro Tremaglia, quando dice che «uno dei senatori eletti all’estero segnalato per Prodi non vota più Prodi» a chi si riferisce?
«Guardi, più di così non posso dire. Ho preso un impegno personale con l’interessato. Si saprà fra qualche giorno. Per ora, credo che ci si possa accontentare della buona notizia: al Senato non c’è più la maggioranza dell’Unione».
Ora a Palazzo Madama il centrosinistra ha 158 voti contro i 156 della Cdl e senza conteggiare l’indipendente del Sudamerica Luigi Pallaro. Quando parla di «un senatore segnalato per Prodi», dunque, non si riferisce a Pallaro?
«Questo lo dice lei. A me risulta che la partita all’estero sia finita 5 a 1 per l’Unione e che Pallaro fosse assegnato a Prodi».
Allora è lui. Dario Rivolta, responsabile Esteri di Forza Italia, dice che Pallaro è sempre stato vicino alla Cdl, è stato addirittura «il fondatore del movimento azzurri nel mondo». E in questi giorni si sarebbe sentito più volte con Berlusconi. A questo punto, però, al Senato l’Unione avrebbe sempre un voto in più (158 a 157).
«Di più non posso dirle. Tra qualche giorno si saprà chi è».
Però conferma che lei Pallaro lo conteggia tra i senatori «segnalati per Prodi»?
«Confermo».
Il neosenatore che ha intenzione di passare alla Cdl l’ha sentito personalmente?
«Sì, per telefono. E mi ha detto di essere deciso ad appoggiare il centrodestra. Ma ora facciamola finita con questa storia. Di più non dico».
Lei ha denunciato molte irregolarità nel voto all’estero, però dice di aver «lasciato andare la storia dei ricorsi»...
«Sono successe cose spaventose, che hanno dell’incredibile. Mi ha scritto il console generale di San Francisco, Roberto Falaschi. E dice che in California ben 1.190 plichi elettorali sono arrivati solo il 13 aprile, a urne chiuse, a causa di un errore materiale della società incaricata della spedizione. E a Monaco, in Germania, ben 5.000 indirizzi su 40.000 erano errati e così le schede non sono mai arrivate. E sono solo due esempi».
E perché ha deciso di non andare avanti con i ricorsi?
«Perché ho capito che il sistema postale è tutto sbagliato. Abbiamo fatto una buona prova generale, ora però sono necessari degli accorgimenti».
Lei è il padre della legge sul voto degli italiani all’estero. C’è un po’ di delusione per il risultato?
«Come ministro sono soddisfatto. C’è stata un affluenza oltre il 43 per cento con milioni di nostri connazionali all’estero che hanno votato per la prima volta. Come uomo politico, invece, un po’ di delusione c’è».
L’errore è stato dividersi?
«Sì. C’erano quattro liste, troppe. Pensi che in tutte le circoscrizioni tranne quella dell’Europa la Cdl ha più voti dell’Unione. Eppoi...».
Eppoi?
«Pensavo che fuori dall’Italia i partiti avessero meno peso, invece l’accendersi dello scontro tra centrodestra e centrosinistra ha portato anche i nostri connazionali all’estero a decidere più in base al partito che alle persone».
È un mea culpa rispetto alla scelta di presentare una lista «Per l’Italia nel mondo con Tremaglia»?
«Ritenevo che all’estero fossero più estranei ai partiti.

Ho fatto 44 ore di volo per girare Brasile, Argentina, Uruguay, Perù, Venezuela. E quando sei lì hai le folle che ti accolgono, ti applaudono e ti ringraziano per avergli dato la possibilità finalmente di votare. E quando dico le folle, le assicuro, non esagero».

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