Il commento / La guerra Cgil dietro l’agguato

La contestazione del segretario della Cisl Raffaele Bonanni, a Torino, alla festa del Pd, con il lancio contro di lui di un fumogeno, è un episodio di intolleranza, che non avviene a caso. Infatti Bonanni è a favore dei contratti di lavoro aziendali basati sulla produttività. La Cgil è contro. Ed essa ha avuto ieri l’appoggio del responsabile economico del Pd Fassina, che ha commentato negativamente la denuncia da parte di Federmeccanica e della Confindustria del contratto nazionale dei metalmeccanici del 2008, che vietava i contratti aziendali, come quello, basato sulla produttività, che Marchionne propone per la Fiat a Pomigliano d’Arco, a Melfi e altrove per rendere convenienti i nuovi grandi investimenti nell’auto in Italia. La Cisl di Bonanni, come la Uil sono a favore di questi contratti perché sanno che questa è la via necessaria per difendere l’occupazione e rilanciare l’economia. Nel 2009, pertanto Cisl, Uil e altri sindacati hanno firmato con la Confindustria l’accordo nazionale che rende possibili i contratti aziendali. La Cgil in luglio si è messa a fare ricorsi legali contro la Fiat, in relazione al contratto di Pomigliano, sostenendo che per lei è ancora in vigore il contratto nazionale del 2008 che li vieta. La denuncia di tale contratto del 2008 da parte di Federmeccanica era un atto necessario, per evitare questi assurdi processi. Bonanni, in tutta questa vicenda, si è limitato a mantenere la propria linea, che è quella espressa nel 2009 ed ha invitato alla calma e alla concordia. Per tutta risposta ha ricevuto un candelotto fumogeno sul giubbotto. Il Pd si dissocia dall’atto violento, ma non dalla Cgil e dalla Fiom, che si ostinano a rifiutare i contratti aziendali. C’è in questa linea testarda la scelta di continuare nella centralizzazione e nella rigidità contrattuale che danno alla Cgil un potere nazionale di veto nei riguardi delle imprese e alla sinistra che vi si collega una potente arma politica: quella della intesa fra la sinistra ex comunista quindi della Cgil ad essa collegata e il mondo industriale, per evitare le contestazioni sindacali. Loro preferiscono tale ambiguo potere politico allo sviluppo dell’economia e all’occupazione.

Luca Cordero di Montezemolo, come presidente di Confindustria e di Fiat aveva stretto il patto con la Cgil, da cui ora la Confindustria ha divorziato, perché lo chiedono le imprese aderenti e non solo Fiat. Il candelotto fumogeno contro il pacifico Bonanni indica che adesso la divisione è netta. E che la politica centrista montezemoliana di un colpo al cerchio e uno alla botte è finita.

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