Il commento I nuovi «furbetti» della pratica lenta

(...) sarebbe un beneficio per tutti, e in generale per l'economia che trarrebbe un gran vantaggio dalla riduzione dei tempi. Si tratterebbe, in sostanza di estendere il più possibile il meccanismo - adeguato alle diverse situazioni - del cosiddetto silenzio-assenso: «Se non ti rispondiamo entro una certa data procedi pure». Eliminerebbe questo le tentazioni e le occasioni di peccare? Certo che no. Forse, però, imporre tempi certi alla burocrazia le ridurrebbe. E comunque, oltre ad essere un beneficio per l’economia, sarebbe, nello spirito della sempre invocata Costituzione, una concreta misura di rispetto dei diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione. Non intendo con ciò in alcun modo ridimensionare le responsabilità di quegli amministratori che, grazie a questo meccanismo malato scelgono la strada della concussione.

Ma, anzi, come liberarsi del dubbio che in certi casi i ritardi, le snervanti lentezze di certe pratiche siano provocati una collusione fra burocrati e amministratori, proprio per creare l'occasione? Che non si tratti, cioè, sempre di una involontaria patologia bensì, talvolta, di un strategia? In quei casi, dunque, non si può più parlare di «lentocrazia» ma, semmai, di «furbettocrazia». I furbetti della pratichina.

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