Il commento La priorità dei leghisti è battere gli alleati o il Pd?

(...) Lo tengano ben presente la Lega Nord e il Pdl, giacché a partire dal lungo braccio di ferro per la candidatura alla presidenza del Veneto e del Piemonte fino alle estremistiche dichiarazioni rilasciate ieri a questo giornale dal vicesegretario nazionale della Lega Lombarda Matteo Salvini, abbiamo avuto preoccupanti anticipazioni di come potrebbe svolgersi la campagna, di fatto già iniziata, per le elezioni regionali di marzo; anche a causa della debolezza del centrosinistra, soprattutto al Nord. E poi c’è l’impegno continuo di Fini e dei suoi di Fare Futuro a differenziarsi, distinguersi (allontanarsi?) dal troppo giovane e ancora gracile Popolo della Libertà. Quindi, in una certa misura, c’è anche concorrenza interna allo stesso Pdl. È cominciata una rincorsa in cerchio, intorno a un palo. Un gioco ai reciproci sgambetti che, se non controllato, può creare seri danni al centrodestra tutto, anche nelle regioni considerate «sicure» come Veneto e Lombardia.
Se il principale impegno della Lega è arrivare a sorpassare il Pdl in queste regioni, se l’obiettivo preminente di Salvini & c. è portare al Carroccio 200 sindaci lombardi e «magari anche» il sindaco di Milano, se in tutte le interviste e le dichiarazioni di questi giorni quasi non si sente parlare del Pd, tanto meno per criticarlo e contrastarlo, e di come batterlo (attenzione, Filippo Penati non è il più facile degli avversari per il Pirellone) si finisce per disorientare gli elettori più incerti. Col risultato di spingere i moderati cattolici tra le braccia dell’Udc di Casini e i più giustizialisti verso l’Idv di Di Pietro. Insomma, comincino, Lega e Pdl, a fare campagna insieme, da alleati contro gli avversari e la smettano di rincorrersi nella stessa corsia, per di più sgomitando.
D’altra parte, ricordando che questa e la culla dei due partiti, nel centrodestra avrebbero potuto farsi concorrenza a Milano e in Lombardia in modo positivo, costruttivo. E invece il «governo amico» e la maggioranza che lo sostiene, formata prevalentemente da milanesi e lombardi, hanno dato l’impressione di essere più preoccupati di colmare a spese di tutti gli italiani gli abissi finanziari di Roma, Palermo e Catania, i disastri ambientali di Napoli, di concedere al Campidoglio ulteriori privilegi normativi e fiscali con la legge «per Roma Capitale», di impegnarsi nel costituire una Banca del Sud della quale non è chiara la necessità e l'utilità. Per Milano, invece, interminabili discussioni sui fondi per l'Expo, nessuna esenzione - concessa invece ad altre città, sempre le stesse - dalle giaculatorie regole europee del patto di stabilità. Quanto alle infrastrutture, dalla Pedemontana alle metropolitane, attese da decenni, be’ ha ragione Feltri: vedremo. Ecco, per conquistare voti milanesi e lombardi, Lega e Pdl avrebbero potuto farsi concorrenza su questo terreno, è la competizione fra alleati che ci sarebbe piaciuta. Invece evidentemente considerano quei suffragi scontati per loro.

Se per il Carroccio, federalismo fiscale a parte, il principale se non l’unico problema delle nostre città sembra essere l’immigrazione, il Pdl, in particolare la sua componente ex Forza Italia, dà l’impressione di dimenticare le sue origini, «tanto quelli sono voti sicuri». Ma ormai nessun voto è sicuro, perciò meglio ricordarsi di essere alleati e impegnarsi contro gli avversari, quelli veri.

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