Il commento Le «sciure» dei salotti dettano la linea al partito dei no

L’ABBAGLIO La metro 1 sarebbe stata «un inutile tram per ricchi». Ora nel mirino c’è il tunnel per l’Expo

(...) di qualche architetto minimalista e progressista e dell'immancabile giornalista «dalla schiena dritta» e la testa girata a sinistra. Vestali della bicicletta obbligatoria, che usano per spostarsi da via Manzoni a via della Spiga per fare spese ma vorrebbero che la usassimo tutti noi per andare al lavoro, quello vero. Fingendo di ignorare che la grande maggioranza dei movimenti automobilistici a Milano sono dovuti a ragioni di lavoro e sono trans-comunali, in entrata o in uscita. Per andare a Cologno Monzese, ad esempio, sono costretto ad attraversare i comuni di Segrate e di Sesto San Giovanni, all'andata e al ritorno: dovrei farlo in bici? Tutti i giorni?
Quel tunnel sarebbe la più grande opera infrastrutturale urbana dopo la rete metropolitana. Ma sarebbe anche l'unica vera grande opera collegata all'Expo, giacché i perentori «no alla colata di cemento!» hanno frustrato ogni ambizione di cogliere l'occasione del 2015 e dell’Esposizione per lasciare alla città un segno di innovazione, di crescita e di grandezza. Sarebbe anche l'unico forte segno lasciato da questo ciclo amministrativo, al di là dei novantamila alberi che il maestro Claudio Abbado pretende vengano piantati in città - e già si litiga sul dove - per concederci il suo ritorno alla Scala.
D'altra parte questa gente è la stessa che quando va a Parigi o Londra, a Berlino o a Barcellona si sdilinquisce al cospetto delle trasformazioni che quelle città sanno realizzare. E quando torna a Milano ci racconta con ammirazione e compatimento quanto è bello e grande e innovativo quello che fanno gli altri e quanto provinciali e immobilisti siamo noi.
Il povero ex presidente della Provincia Filippo Penati, che dall’amico Bersani ha ricevuto il poco amichevole incarico di candidarsi contro Formigoni alla presidenza della Lombardia (cosa gli ha garantito in cambio il segretario del Pd?), quando era sindaco ha saputo guidare la trasformazione della sua Sesto da città-fabbrica in città del terziario.


Ora per raccattare voti Penati è stato iscritto d'ufficio al partito del «no a prescindere» e fa l'ecologista di ritorno. Non vuole nemmeno centrali nucleari. A questo Penati, dunque, non sarebbe piaciuta nemmeno la vera Sesto, quella delle ciminiere.

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