Conflitto d’interessi alla festa ds Salta l’organizzatore a Genova

Capogruppo comunale rimosso perché in affari con la società incaricata della raccolta pubblicitaria: «Un errore, non mi ero accorto del doppio ruolo»

Paola Setti

da Genova

Dicono i vertici Ds che il caso è chiuso: «Noi siamo un partito di donne e uomini per bene». Ma vallo a spiegare ai militanti, quelli che da giovedì per 25 giorni suderanno, gratis, fra una piadina romagnola e un piatto di patatine fritte, che anche le donne e gli uomini per bene del partito a volte si comportano male. Era già stato un anno difficile: prima la vicenda Unipol, poi una vittoria elettorale invero scarna che non è riuscita a far dimenticare le brutture. Ci mancava il conflitto d’interessi, «nemmeno quello siamo riusciti a lasciare al centrodestra», è il lamento generale.
La calamità s’è abbattuta sulla festa dell’Unità di Genova come un fulmine a ciel già non troppo sereno; protagonista il capogruppo della Quercia in Comune Simone Farello, 32 anni sul trampolino di lancio per diventare assessore, fassiniano di ferro vicino al presidente della Regione Claudio Burlando. Capita che Farello fosse responsabile organizzativo della kermesse. Ma che fosse anche in affari con un promotore finanziario che in passato aveva venduto gli spazi commerciali della festa, all’interno di una società, la Dogbert, nata a maggio per occuparsi di marketing e raccolta pubblicitaria.
È bastata una visura camerale per far emergere l’inghippo, creando il panico: imbarazzo generale, telefonate roventi, riunioni, un fine ferie impietoso per i segretari del partito, fino alle dimissioni di Farello dall’incarico di responsabile organizzativo. Imposte, maligna qualcuno; concordate puntualizza lui.
In tre mesi di vita non aveva mai stipulato alcun contratto, la Dogbert. «È perché non c’era lavoro - spiega Farello -. Io infatti non me ne sono mai occupato granché». Del resto sarebbe arrivato eccome, il lavoro, bastava aspettare la festa dell’Unità di settembre per il lancio in pompa magna. Lui, il grande accusato, non nega nulla, anzi, spiega candidamente: «Sì, è vero: avevo pensato che una società di quel tipo avrebbe collaborato meglio con la festa proprio grazie alla mia presenza, visto che io ne conosco perfettamente i meccanismi». E però, giura, era in buona fede: «Non mi ero accorto dell’inopportunità del mio doppio ruolo». Se ne sono accorti i nemici di partito del giovane emergente, tanto per cominciare, e subito dopo i vertici della Quercia. Che prima lo hanno gentilmente invitato a farsi da parte, in corner sull’inizio della manifestazione. E che adesso si preparano a gestire il caso politico. Parola d’ordine ridimensionare, visto che insabbiare non si può, non fosse altro che mai un segretario organizzativo della complessa macchina organizzativa della festa era stato sostituito a pochi giorni dal via. «Il partito ha dimostrato di saper gestire queste situazioni nel modo più trasparente - avverte il segretario provinciale Alfonso Pittaluga -. Farello ha fatto un grave errore, ma lo ha riconosciuto. Di più, dal punto di vista giuridico il conflitto di interessi non si è verificato, visto che la Dogbert non ha stipulato alcun contratto con la Apg (l’Agenzia pubblicitaria genovese della Quercia che gestisce la parte economico-finanziaria della festa, ndr). Quindi non so di che cosa stiamo parlando».


Dice Farello: «È chiaro che qualcuno nel partito ce l’ha con me», ma aggiunge che, insomma, lui comunque sarà anche eletto, e inoltre «non sono un dipendente dei Ds, quindi nessuno mi vietava di avviare un’attività imprenditoriale». Lo sconcerto dei militanti? «Loro si turberanno sì, ma spero soltanto con me e non con il partito o con la festa». E se poi dovessero prendersela troppo a male, basterà ripetere anche a loro che «il caso è chiuso».

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