Contro i diplomi facili 007 nelle scuole

Un ispettore: «L’esame di Stato? Un atto simbolico»

Augusto Pozzoli

Domani mattina al via la maturità, che oggi si chiama esame di Stato. Prima prova, per tutti, il tema di italiano. Oltre 60mila i candidati in Lombardia, di cui 23mila a Milano e provincia. Quasi il 90 per cento frequenta una scuola statale. Poi ci sono i candidati interni delle paritarie, quindi i privatisti, in tutto poco più di 3000, ancora in diminuzione rispetto allo scorso anno (meno 3,3 per cento). Questi ultimi sono iscritti soprattutto nelle commissioni di scuole statali. E qui sembra nascere il problema più delicato. Lo dice senza mezzi termini Diodato Pellegrino, il decano degli 007, che quest’anno vigilerà sul regolare svolgimento delle prove nelle scuole di Milano e Monza.
«L’obbligo di sostenere l’esame nel luogo di residenza – dice l’ispettore – porta nelle nostre scuole molti studenti che aspirano al diploma dopo una preparazione di tanti anni di corso in uno. Le grandi scuole che agevolano queste operazioni dovrebbero fare riferimento alle nostre commissioni: quelle paritarie, ormai, mi sembrano fuori gioco, perché non possono accogliere più di tanti privatisti: il diploma facile, insomma, non passa più dalle private, almeno a Milano».
Una conferma viene da Attilia Ferrari, responsabile dell’Istituto Milano, una paritaria frequentata tra l’altro dai ragazzi dell’Inter ed altri sportivi: «Ci sono regole ferree – dice – che noi seguiamo scrupolosamente. Non possiamo compromettere la nostra immagine con operazioni che non siano più che corrette». Diploma facile alle Statali, allora? «Non ci sarebbe da meravigliarsi – continua l’ispettore Pellegrino – basti ricordare il ruolo che ha avuto per anni il Correnti, con i genitori delle private senza scrupolo d’accordo coi commissari per chiudere un occhio sulla preparazione degli alunni. Noi vigileremo perché questa storia non si ripeta». Diodato Pellegrino è uno 007 del ministero della Pubblica istruzione dal 1986. Vent’anni a vigilare sulla maturità. Questa sarà una delle sue ultime tornate. Sempre più deluso.
«L’esame di Stato? – osserva con rassegnazione – Di fatto, con le commissioni formate dagli insegnanti della classe è diventato un semplice atto simbolico a chiusura di un corso di studi. Un rito che non ha più senso, tanto meno quest’anno». Il Colpo di grazia a questi esami secondo l’ispettore è la recente iniziativa di anticipare la terza prova scritta. «I commissari – spiega Pellegrino – saranno costretti a decidere la prova scuola per scuola senza aver corretto le prime due prove: In questo modo viene meno uno dei presupposti previsti, quello cioè di utilizzare la terza prova come effettivo approfondimento della preparazione dei candidati. Così l’esame si ridurrà sempre di più a un vero e proprio terno al Lotto». Diodato Pellegrino e gli altri 007 sono già al lavoro.
«Giriamo nelle scuole – dice – soprattutto all’inizio, quando si insediano le commissioni. Un momento delicato, perché qui bisogna definire i criteri per valutare i crediti, definire la griglia di valutazione delle prove, concordare i criteri di conduzione dei colloqui. Atti su cui si gioca l’intero svolgimento degli esami.

Noi siamo a disposizione anche per chiarire i dubbi che possono sorgere nell’interpretazione delle norme. Ma i protagonisti sono loro, i commissari: meno è richiesto il nostro intervento, meglio vanno le cose. La regolarità delle operazioni va a rispetto del lavoro dei ragazzi che aspirano al diploma».

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