Infelici come Penelope, che si struggeva nella nostalgia e nella tristezza, aspettano qualcosa che non arriverà mai. Oggi il dolore e lattesa solitaria che hanno accompagnato la moglie delleroe greco sono il vivere quotidiano di oltre 700 mila italiane con oltre 75 anni affette dalla sindrome che prende il nome proprio dalleroina raccontata da Omero: donne rimaste spesso vedove, sole, malate di nostalgia del tempo passato, che non guariscono mai dal loro dolore fisico perchè lo alimentano con il malessere psicologico. La sindrome di Penelope riguarda ormai una donna ultrasettantacinquenne su cinque, secondo uno studio delluniversità di Messina presentato al Congresso nazionale dellAssociazione italiana di psicogeriatria (Aip, a Gardone Riviera (Brescia). Queste nonne, se ricoverate per una patologia acuta, poi preferiscono restare in ospedale piuttosto che tornare alla solitudine della loro casa.
Inoltre, soffrono spesso di ipertensione e sono particolarmente fragili, quindi ad alto rischio di fratture, e disabilità, immobilità. «Si tratta di donne malate di attesa di affetti e legami, come la vera Penelope - spiega Marco Trabucchi, presidente Aip - Unattesa che si prolunga nel tempo e che sanno inconsciamente sarà senza fine».
«Alcune donne malate - prosegue il presidente dellAip - guardano al domani con langoscia della solitudine e la paura del vuoto, sapendo di avere di fronte una vita che tende a durare sempre di più ma sarà piena solo di acciacchi, pillole e cure, di medici e di infermieri. Sono questi gli unici che danno senso allattesa di Penelope. Nel mondo pieno di presenze senza senso, Penelope pensa al suo Ulisse e lo cerca nel vuoto».
La ricerca ha coinvolto 100 anziani con più di 75 anni dimessi dallospedale dopo un ricovero per patologia acuta; tutti sono stati valutati per misurarne il grado di depressione, la presenza di dolore e il livello di fragilità.
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