Le Corbusier, un piccolo capanno per i grandi valori dell’architettura

Ricostruito in Triennale l’interno del «Cabanon», la struttura apparentemente semplice, che il maestro progettò nel 1952

Luciana Baldrighi

Il pioniere dell’architettura moderna Le Corbusier progettò per le sue vacanze a Cap Martin nel 1952 un capanno senza apparente fasto ma che costituisce un esempio singolare di un’architettura minimale densa di significati.
La Triennale espone fino al 4 giugno, negli spazi di viale Alemagna 6, il «Cabanon» ricostruito con il contributo di Cassina, in continuità dei Maestri dell’architettura delle cui opere di design ha curato e vuole curare la realizzazione, da A come Albini fino a Z di Zanuso, con l’obiettivo di divulgare la conoscenza del mondo architettonico con i suoi valori non facilmente così leggibili dai più.
Nel «Cabanon» allestito alla Triennale l’ingresso è consentito a quattro persone per volta al massimo che devono indossare speciali sovrascarpe. In questo modo si può accedere a uno spazio coperto dove sono proiettate immagini degli arredi e di Le Corbusier ed esposte fotografie e testimonianze di Le Corbusier a Cap Martin. Un luogo che il padre dell’architettura moderna amava. Era poco distante della sua abitazione e allo stesso tempo da un suo capolavoro, la Ville Radieuse di Marsiglia consacrata monumento nazionale da André Malraux, un enorme edificio razionale colorato con tanto di giardini e una grande terrazza con piscina e spazi per giochi per ragazzi dal quale si può ancora oggi (un piano è trasformato in albergo) ammirare il golfo di Marsiglia.
Pierre Auguste Janneret, questo era il vero nome di Le Corbusier, di nazionalità svizzera, costruì un altro suo chalet per il nuoto, visitabile ancora ora nei presssi del lago di Losanna. Il suo amore per il mare lo portò ad affogare durante una delle sue imperturbabili nuotate proprio a Cap Martin.
Le Corbusier era convinto che è colui che la abita la casa che trasferisce nelle cose il suo fervore umano. Fu lo stesso architetto che lo occupava che progettò il «Cabanon» e lo fece con l’intento di racchiudere le condizioni ideali della progettazione e della fruizione, non un ambiente come feticcio da emulare ma la perfetta antitesi.
La mostra «Le Corbusier. L’interno del Cabanon 1952» ha l’intenzione di rendere più consapevole e più partecipativa la responsabilità del committente nei confronti del progettista. La ragione stessa di questa ricostruzione fedele di una testimonianza artisticamente di altissimo livello, rappresenta dei valori densi di contenuti magistrali da costituire una fonte ineguagliabile d’ispirazione per chiunque sia interessato a cercare significati altrimenti ignorati.


Con la mostra, accompagnata da un catalogo di Electa a cura di Filippo Alison, sono presenti altri due volumi: «Le Corbusier e la Spagna» di Juan José Lahuerta edito sempre da Electa, come anche «Le Corbusier. Lettere a Auguste Perret» di Marie-Jeanne Dumont.

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