Dal Corriere all’Unità Quelli che giuravano «Gli scatti non esistono»

Titolo per titolo, ecco la campagna diffamatoria contro il «Giornale» che ha coinvolto una parte della stampa italiana: «Altro che scoop, hanno inventato tutto»

Dal Corriere all’Unità Quelli che giuravano «Gli scatti non esistono»

da Milano

La smentita di un fotografo della banda Corona, quello intercettato mentre si vanta di aver appena beccato un politico che va a transessuali («A Fabrì, sto a preparà un gran futuro»), è stata considerata una fonte sufficientemente credibile per gettare fango sull’inchiesta del Giornale. Così secondo l’Unità, Il Manifesto, Europa e il Corriere della sera, che hanno preso la ritrattazione del paparazzo Max Scarfone come la prova provata che le foto di Silvio Sircana non siano mai esistite. «Non le ho mai fatte, al telefono scherzavo», aveva detto il fotografo in un’intervista. Ma purtroppo per lui le foto esistono. Eppure il primo dietrofront di Scarfone è diventato la «prova regina» per l’Unità che nel fascione rosso sopra la testata, venerdì scorso, citava virgolettando le parole del paparazzo. E di «veleni» e «fango» era piena l’Unità nei giorni scorsi, per supportare la tesi che lo scoop sul tentativo di ricatto a Sircana non fosse altro che un’invenzione del Giornale, un polverone costruito sul nulla per colpire il premier Prodi.
Ma è tutta la stampa di sinistra a essere allineata su questo fronte. Il Manifesto è arrivato a parlare di «choc da falso scoop» nell’editoriale di Norma Rangeri sul «Il concime delle edicole», e ancora ieri in un pezzo del condirettore Mariuccia Ciotta ripete la formula che condanna a priori il Giornale. Il direttore di Europa, quotidiano della Margherita, si è esibito nell’affondo più violento contro il Giornale, arrivando a insultare Maurizio Belpietro e la redazione di questo quotidiano, fatto di «iene dattilografe». Dopo lo sfogo e le ingiurie l’editoriale, ancor prima dell’autosconfessione di Scarfone, prova a seminare dubbi sulla buona fede del Giornale, specializzato nel «gettare fango sugli avversari senza averne le prove, fidandosi di testi cialtroni e di cronisti approssimativi». E ieri, ancora sul quotidiano dei Dl, Federico Orlando nella rubrica delle lettere insinua lo stesso sospetto pur senza sostenere apertamente che le foto non esistano, chiamando in causa la «scomparsa dei fatti dal giornalismo e la loro surrogazione con commenti falsificatori o comunque falsi perché non correlati ai fatti».
Ma anche il Corriere della Sera ha liquidato il problema negli stessi termini, in un fondo in prima pagina del vicedirettore Pierluigi Battista (titolo: «Fangopoli»). Secondo Battista la squallida vicenda di paparazzi senza scrupoli di cui è vittima Silvio Sircana sarebbe «un episodio talmente inventato da non lasciare appiglio nemmeno ai presunti ricattatori». Insomma, fango inutilmente sparso su persone per bene, secondo il Corriere. Che però ieri, in un articolo su un’inchiesta di Catanzaro, non si è fatto alcuno scrupolo nel pubblicare nome e cognome di Nicola Buccico, senatore di An, indicandolo come uno dei politici protagonisti di festini a base di sesso e droga che nel 1988 costarono la vita a due ragazzi. Buccico ieri ha incaricato i suoi legali di querelare il Corriere per aver indebitamente associato il suo nome a quella vicenda.

«La campagna diffamatoria orchestrata ai miei danni - sostiene il senatore di An - ha raggiunto limiti intollerabili». Eppure viene dallo stesso giornale che sul caso Sircana evoca il pericolo di una «fangopoli». Forse anche in campo di fanghi ci sono quelli buoni e quelli cattivi.

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