
Il Castello di Desenzano si erge fiero sulla cittadina del Garda e contende allo struscio lungolago i turisti di passaggio. Da lassù, cioè dal camminamento di ronda che è stato da poco restaurato insieme alla torre campanaria, si gode uno dei panorami più belli della zona.
Ora merita una visita anche perché ospita, in quelli che furono gli alloggi degli ufficiali, una nuova mostra futurista (quella alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha chiuso da pochi giorni). Si intitola Mondo futurista in omaggio all'Universo Futurista di Giacomo Balla e a indicare la chiave di lettura dell'Avanguardia più originale del Novecento, da considerarsi in quanto «rivoluzione globale» e non solo corrente artistica. In dialogo efficace con gli spazi del castello, l'esposizione ci fa saltare su una macchina del tempo adeguatamente oliata da Giordano Bruno Guerri, storico e presidente del Vittoriale, e da Matteo Vanzan, storico dell'arte e direttore di MV Arte. «Marinetti per primo parlò di un'arte per tutti, di una cultura da trasferire fuori dai suoi luoghi istituzionali, in modo da donare a ognuno la volontà di pensare, creare, svegliare, rinnovare. La Pop Art, Andy Warhol, le esplorazioni musicali di John Cage, gli happening hanno molti debiti verso di lui. Questa mostra dimostra quanto sia stato importante, innovativo e ancora vivo fra noi il movimento creato dal geniale Filippo Tommaso Marinetti», spiega Guerri.
Inaugurazione domenica alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli e si prosegue fino al 26 ottobre con un percorso che presenta una cinquantina di opere (dipinti, disegni, sculture, manifesti d'epoca) e una selezione di testi che ci prendono per mano dal primo anno del Novecento sino al 1943. Esposti lavori come Il lavacro dell'umanità di Gaetano Previati, L'arte dei rumori di Luigi Russolo, Anti Biennale di Fortunato Depero e Città cosmica di Italo Fasulo del 1940 (nella foto). Tra i testi, due chicche di Marinetti, entrambi firmati e dedicati a Enrica Piubellini (1895-1990) che fu poetessa futurista proprio di Desenzano: sono la prima edizione di Mafarka il Futurista e di Zang Tumb Tumb.
Il pezzo-simbolo di questa nuova mostra futurista? Il boccioniano Forme uniche della continuità nello spazio, «esemplare spiega Giordano Bruno Guerri - dello straordinario fonditore Francesco Bruni, che tenne l'opera di Umberto Boccioni per sé e la mise in giardino, dove rimase fino a un anno fa.
Nei cinquant'anni trascorsi all'aria aperta, ossidato verde ma inossidabile a sole, notti, pioggia, agenti atmosferici che non hanno mai fermato la corsa futurista, è libero di incantarci con la sua strabiliante bellezza».
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