In corteo sassi contro la polizia. E oggi si replica

Uova e pietre lanciate contro le forze dell’ordine. Ecco come gli studenti chiedono giustizia: con la violenza. Con i cliché di sempre. Questo è il loro modo di scendere in piazza per difendere il diritto allo studio. Oggi tocca ai lavoratori. E si teme di dover assistere a momenti di tensione simili a quelli di ieri.
Ieri gli studenti, quelli del Cantiere, hanno rispolverato qualche vecchio striscione dalla stagione passata ed hanno sfilato in testa al corteo delle scuole, degli insegnanti precari, dei genitori e dei sindacati. Tutti uniti contro i tagli alla scuola e a favore della difesa del reddito per cassaintegrati e atipici. Megafoni, cori anti Gelmini, fumogeni: in quattromila, non di più, hanno paralizzato il centro della città per l’intera mattinata.
E dalle prime file del serpentone qualcuno del collettivo studentesco ha «firmato» il corteo, scagliando sassi contro il cordone degli agenti antisommossa. Un gesto sprezzante, che fortunatamente non ha provocato feriti, ma che ha svelato il vero volto della protesta, rovinando quella che per molti era una manifestazione del tutto pacifica. «Vogliamo tutti i soldi dell’Expo» recita uno degli striscioni di testa scritto a spray con le bombolette. «Basta precarietà» c’è scritto su un altro lenzuolo. Suona strano se si pensa che solo cento insegnanti precari hanno fatto richiesta per ricevere parte dello stipendio. Gli altri sono tutti in piazza a protestare, a urlare contro i tagli, contro lo stipendio da fame. Ma forse non si sono accorti che il governo contro cui si scagliano ha messo a disposizione dei fondi per pagarli anche se non lavorano. Il corteo, partito da largo Cairoli, ha sfilato fino alla sede del provveditorato di via Ripamonti che già gli studenti avevano «assediato» all’inizio di ottobre. Stavolta i ragazzi dei collettivi si sono presentati davanti al portone con degli assegni giganti da tre miliardi di euro ciascuno («pari ai tagli alla scuola pubblica») ironicamente destinati al ministro Giulio Tremonti. Tra gli striscioni della Rete Scuole, dei Cobas, degli inquilini di San Siro, delle scuole civiche, spuntano anche nostalgiche bandiere rosse con la falce e il martello e gli slogan sono quelli di chi anche questo autunno vuole replicare la solita stagione di proteste: «Occupa, resisti, produci». Non sono mancati slogan offensivi contro il ministro all’Istruzione e contro Berlusconi.
Oggi la replica, si spera differente. In piazza scenderanno i lavoratori di Cgil e Cisl Lombardia, assieme ad Acli e Arci: il corteo sfilerà da Porta Venezia alle 14 fino a piazza Castello.

Al centro della protesta l’impennata dei dati relativi ai provvedimenti di cassaintegrazione e i licenziamenti. Ma si teme che anche stavolta, nelle file del corteo, si nascondano i soliti «figli di papà» che giocano a fare i vandali ed alzano inevitabilmente i toni della manifestazione.

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