Poliziotti lasciati soli nelle periferie ghetto

Corvetto, agenti scampano a un'aggressione dopo un arresto. Sempre di più quelli costretti a lasciare le "Volanti" e la città. Guaetta (Coisp): "Scene così non si vedevano più dagli anni '80"

Poliziotti lasciati soli nelle periferie ghetto
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Piazzale Corvetto: gli agenti fermano un uomo. E poi, dopo aver visto presumibilmente un gruppo di malintenzionati pronti ad opporsi all`arresto, battono in ritirata saltando sulle volanti e facendo dietrofront con le sirene spente. Una scena, ripresa da alcuni residenti e pubblicata sul sito «milanobelladadio» che in città non si era mai vista. E che fa riflettere. Non siamo a Scampia, né al porto di Catania o a Ponte Lambro negli anni `80, ma nella patinata Milano.

Con buona pace del ministro dell`Interno Matteo Piantedosi che solo lo scorso maggio aveva dichiarato che «non esiste un problema sicurezza. Occorre anche dare una giusta interpretazione dei fenomeni» e del sindaco Beppe Sala che marzo aveva ribadito «che Milano non è in emergenza».

Quello che è successo al Corvetto con la polizia che arretra davanti ai delinquenti, non si può ignorare: «I ragazzi che prestano servizio sulle volanti sono volonterosi e si impegnano al massimo - la premessa di Mauro Guaetta, segretario generale Coisp Milano - Ma sono giovani e con pochissimi anni di esperienza. E quello che vediamo lo dimostra: si sono spaventati e hanno fatto dietrofront». Non che questo non vada bene, anzi: meglio la ritirata che qualche colpo di testa, è il ragionamento, ma vedere lo Stato che arretra davanti a un gruppo di delinquenti non è accettabile.

Che cosa sta succedendo a Milano? Il problema non può essere letto semplicemente in termini di numeri, ovvero solo chiedendo nuove forze per gli organici, anche perché il governo Meloni ha già mandato rinforzi: 217 gli agenti in prova e 9 gli effettivi arrivati a fine giugno (da cui vanno tolti i 177 agenti trasferiti in altre città). In tutto un saldo positivo di 49 uomini, pari a un intero commissariato, a supporto degli agenti già in servizio in città.

«È inutile, a un certo punto, pensare di continuare a inviare agenti, perché a fronte dei trasferimenti, ogni volta si ricomincia da capo» spiega Guaetta. Tradotto: il tema è anche l'anzianità. Se un intero turno di volanti è composto da una cinquantina di persone, sono almeno 80 ogni volta gli agenti che chiedono il trasferimento. Il motivo? Milano è una città sempre più ostile e respingente, soprattutto per gli impiegati pubblici che fanno fatica ad arrivare a fine mese, a mettere su famiglia, ad affrontare le politiche sempre più esclusive di mobilità. Il risultato è che molti poliziotti vivono in provincia, ma la maggior parte decide di andarsene. Milano da parte sua non fa nulla per trattenerli: non esiste un piano residenziale degno di questo nome (assegnare loro case popolari in quartieri difficili non viene visto come una soluzione, ma come una beffa semmai), il caro vita è ingovernabile, ma solo due giorni fa il sindacato di polizia si è trovato a lanciare un appello al Ministro dell'Interno perché faccia da mediatore con il Comune per le deroghe per Area B e C. Impensabile chiedere agli agenti che svolgono un servizio essenziale, di cambiare anche l'auto per poter andare al lavoro.

Rimanere a Milano poi per cosa? Per trovarsi davanti a un tessuto sociale sempre più violento e agguerrito che non riconosce più lo Stato? Il problema diventa quindi in parte politico e in parte più organizzativo. «Da un lato bisognerebbe cominciare dall'ammissione che a Milano c'è un problema sicurezza, non per prestare il fianco a strumentalizzazioni politiche, ma come base per affrontare la situazione. Serve però un sostegno forte al Reparto radiomobile, su più fronti, sia dall'amministrazione che dai vertici delle forze dell'ordine. E che non si venga a dire che il problema è che i delinquenti una volta messi dentro, poi escono - ragiona Guaetta - I magistrati non fanno altro che applicare le norme, ma sta alla politica il potere di cambiare la legge. Di nuovo, se la politica vuole davvero sostenere le forze dell'ordine contro i delinquenti, lo faccia in modo chiaro e netto».

Dal punto di vista organizzativo: se da una parte sembra che il ministero voglia vedere gli agenti più operativi e attivi sul territorio, dall'altra non vengono usati i militari per presidiare il territorio.

È di solo qualche giorno fa l'annuncio dell'invio di nuovi soldati a Monza per ritornare all'operazione Strade sicure. E in città nessuno ha capito perché si sia scelta la Brianza e non Milano che forse ne aveva più bisogno.

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