(...) E se di fronte si hanno colleghi più blasonati, tanto meglio, «cè da imparare, la gavetta di un avvocato durata fino a 70 anni...».
Quanto agli anni, Emanuela Boglione e Giorgia Scuras arrivano a stento alla metà. Per lo studio legale Conte e Giacomini difendono Primocanale (più precisamente Ptv, la società che gestisce lemittente ligure) nella causa contro la Rai. Genovesi di Castelletto (Giorgia) e dei vicoli (Emanuela) hanno portato lazienda di stato davanti alla Corte di giustizia europea (una sorta di super tribunale dellUe) in una causa che coinvolge anche il governo italiano e la Commissione europea. Fra qualche mese arriverà la sentenza. E se i giudici accoglieranno la linea sostenuta dai due avvocati genovesi ci sarà una piccola rivoluzione per il canone Rai.
Loro, intanto, toccano ferro. «Mai dire che una causa è vinta!» esclamano saltando sulla sedia del loro ufficio, con vista dal centro alla Foce. Si sono laureate a Genova. Emanuela si è poi specializzata fra Parma e la Commissione Europea a Bruxelles, Giorgia si è occupata dei problemi della concorrenza nellufficio dellAutorità garante, a Roma. A Genova sono tornate per lavorare, dal 2001 dividono lufficio e diverse cause importante. Come quella iniziata dalla Rai contro Primocanale (che hanno difeso con successo) dopo una campagna pubblicitaria dellemittente ligure. In gioco cè la definizione di servizio pubblico a livello locale, chi informa meglio i cittadini sui fatti che avvengono in Liguria. Primocanale è convinto di farlo in modo più approfondito. La tesi sostenuta in questi due anni dai due avvocati è che allora deve cambiare qualcosa nella definizione del canone Rai. «Il governo italiano ha una convenzione con la Rai, che riceve i soldi del canone pagato dai cittadini in cambio del servizio pubblico reso - spiegano Scuras e Boglione - E una parte di questo canone va a finanziare le sedi regionali per il servizio dato ai cittadini a livello locale». E qui entra in gioco la Corte europea. «Manca trasparenza - dicono - Nel caso dellinformazione regionale (quello che ci interessa) il governo italiano dovrebbe definire che cosa intende per servizio pubblico locale e quanto costa; dire se chi riceve i soldi del canone deve, ad esempio, garantire la copertura informativa 24 ore su 24 in caso di grandi eventi come il G8 o catastrofi naturali, se il canale deve essere visibile in tutti i punti della regione e così via».
Il passo successivo è che si arrivi a una gara per assegnare quei servizi. «Nessuno mette in discussione che la Rai debba esistere o che si paghi il canone. Noi parliamo solo dellinformazione a livello regionale. Non avverrà mai, forse, ma la cosa giusta sarebbe fare una gara: chi fornisce in modo migliore il servizio chiesto dal governo si aggiudica il contributo statale».
La Rai non la pensa così e si è battuta perché il caso non finisse alla Corte europea. «Che per la prima volta si pronuncerà sullinformazione locale in Italia. Se faremo giurisprudenza? Beh - aggiungono afferrando la gambe della sedia - diciamo che sarà un precedente».
Non si sbilanciano, da brave genovesi. «La città insegna che è meglio mantenere un basso profilo - racconta Emanuela - Meglio fare un passo alla volta. Genova, a volte, mi sta stretta, parto volentieri quando bisogna seguire una causa in Italia o allestero, abbiamo anche avuto lonore di difendere la Commissione europea in un giudizio contro lItalia. Ma riconosco che a Genova è bello tornare». «Anchio a volte critico Genova e i genovesi - interviene Giorgia - la loro fatica a muoversi, a cercare lavoro lontano da qui se non sono costretti, ma resto innamorata della mia città. Guai a chi mi tocca Genova!» aggiunge sorridendo la Scuras.
Giovanni Buzzatti
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