Così i giovani muoiono al ritmo dei rave party

LecceAll’improvviso si è accasciata sotto un albero, mentre tutt’intorno la musica assordante continuava a bombardare gli ulivi e i muretti a secco che punteggiano questa vasta fetta delle campagne salentine.
Lei, 23 anni, una ragazza di Potenza accorsa in Puglia per partecipare a un rave party di Ferragosto, non si è più rialzata: è morta durante quella festa non autorizzata che si è trascinata avanti per oltre 24 ore a Marittima di Diso, minuscolo centro della costa adriatica pugliese, una cinquantina di chilometri da Lecce, là dove sono accorsi quattromila giovani da tutta Italia, sparpagliati in cinque ettari di terreno per tre giorni e tre notti di ballo sfrenato.
La Procura ha aperto un’inchiesta e la pm Angela Rotondano ha disposto l’autopsia, che sarà eseguita oggi pomeriggio. Sul corpo non ci sono segni di violenza e gli inquirenti intendono verificare se il decesso sia stato provocato dall’assunzione di alcol o sostanze stupefacenti. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno convinto i ragazzi ad abbandonare la zona: l’invasione è terminata quando l’alba era sorta già da un pezzo, poco prima delle 9 di ieri mattina.
Quella di Marittima di Disio è l’ennesima tragedia che macchia di morte l’estate dei rave party, le feste dello sballo a tutti i costi dove il giorno si confonde con la notte a suon di decibel sparati a tutto volume, le feste che ufficialmente non organizza nessuno dove però si ritrovano migliaia di persone allertate da messaggi sms o inviti diffusi on line e smistati in mezzo mondo.
Proprio nel corso di un altro rave, a Bocca della Selva, in provincia di Campobasso, ieri ha perso la vita anche un giovane israeliano: ha accusato un malore, gli amici lo hanno accompagnato in ospedale, ma non c’è stato niente da fare. Il tre agosto, invece, a Panarea, perla delle isole Eolie, è finita in coma etilico un ragazza veneta di 18 anni: aveva partecipato a un «sea rave» su una barca.
«Non lo farò più, lo giuro», ha detto ai medici dopo essersi ripresa. In coma etilico è sprofondata cinque giorni fa anche una quindicenne napoletana in vacanza a Porto Cesareo, sulla costa ionica del Salento: si era riunita in riva al mare per ammirare le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo con un gruppo di amici, ma dopo aver bevuto un litro di vodka si è sentita male e si è salvata grazie all’intervento di un bagnino volontario.
In queste ore i carabinieri stanno raccogliendo testimonianze per fare luce sulla morte della 23enne a Marittima di Disio: secondo quanto emerso dalle indagini, ha perso conoscenza e poco prima delle 8 è stata notata da un ragazzo, che l’ha caricata in auto e si è allontanato raggiungendo una stazione di servizio là vicino; subito dopo ha telefonato al 118. È arrivata l’ambulanza, ma ormai i soccorritori non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Laggiù, nelle campagne salentine, si era riversata una marea umana proveniente da diverse regioni italiane. Erano circa quattromila: alcuni giunti anche dall’estero. L’appuntamento era per le due del ferragosto, l’ora fissata per il via libera a tre giorni di divertimento sfrenato. E così, per i viottoli di Marittima di Disio sono spuntati camper, roulotte e un serpentone di auto. Sono stati invasi anche terreni privati, i residenti e i villeggianti della zona hanno provato a protestare, alcuni hanno presentato denuncia per danneggiamento.
I ragazzi si sono sistemati in località «Cappelluzza», a circa duecento metri dal paese, dove hanno piazzato un impianto hi-fi da seimila watt.

La musica è andata avanti fino alle 8,45 di ieri, quando sono intervenuti i carabinieri e dall’altoparlante qualcuno ha annunciato la tragica fine di una ragazza. Solo allora è finita l’invasione, solo allora è calato il sipario sull’ultimo rave party mortale dell’estate italiana che si è consumato nelle campagne pugliesi.

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