"Così i rapitori strapparono Tommy dalle mie braccia"

La mamma racconta in tribunale la tragica notte del rapimento del piccolo: "Ho sentito le urla di Sebastiano, era disperato per il fratellino"

"Così i rapitori strapparono Tommy dalle mie braccia"

Milano - Tre ore con un gran male dentro. Tre ore con il cuore a pezzi. Tre ore con le lacrime pronte a sgorgare. Sono state così, ieri mattina, per Paola Pellinghelli, la mamma del piccolo Tommaso Onofri rapito e ucciso la notte del 2 marzo 2006 a Casalbaroncolo, alla periferia di Parma, le sue tre ore di deposizione davanti alla Corte d’Assise della città emiliana. Tre ore peraltro difficili per chiunque, dotato di un minimo di sentimento - testimone, poliziotto, giornalista, giudice o giurato - fosse presente in aula.

E infatti le lacrime, per la mamma di Tommy, sono arrivate con la ricostruzione dei fatti di quella notte indelebile. Ed è arrivato anche il malore di un giurato di riserva, costringendo la presidente della Corte d’Assise, Eleonora Fiengo, a sospendere l’udienza per 15 minuti. Tuttavia lei, Paola Pellinghelli, la prima a prendere la parola tra i testimoni di parte civile, ce l’ha fatta ad arrivare fino in fondo. Dimostrando, a dispetto di quel suo aspetto sempre dimesso e fragile, di saper essere Mamma Coraggio, oltre che Mamma Dolore.

Assente anche in questa seconda udienza l’«Orco» Mario Alessi, il muratore siciliano accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio, e presente invece in aula la sua compagna Antonella Conserva, che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di carceriera (alla donna è stato negato il gratuito patrocinio), la mamma di Tommy ha rivissuto passo dopo passo gli avvenimenti di quella serata. Da quando scomparve la luce all’irruzione nel casolare di due individui, uno con un passamontagna scuro e l’altro col volto celato da un casco da motociclista; da quando lei, il marito e il figlio maggiore Sebastiano furono immobilizzati con il nastro adesivo e fatti sdraiare a terra, fino alla fuga nella notte dei due sequestratori con il bimbo. «Non ricordo che piangesse - ha detto - ma ho capito che lo avevano portato via dalle urla di Sebastiano e da quelle di Paolo».
Una deposizione, la sua, interrotta a tratti dalle lacrime e dai singhiozzi, specie quando ha descritto quella pistola puntata da uno dei due mostri alla tempia del suo angelo di 17 mesi; o quando ha dovuto riconoscere in foto gli abitini indossati quella notte dal piccolo: il golfino, le scarpe, la tuta azzurra. Ha descritto anche il momento in cui ha saputo della morte del figlio e il suo conseguente svenimento. E ha poi chiarito quali fossero i rapporti con Alessi e Barbera, i muratori che avevano ristrutturato la cascina, sottolineando come la Conserva si fosse offerta di fare la babysitter per Tommaso.

A tratti tesa e comunque densa di emozione anche la testimonianza del marito, Paolo Onofri, mentre non c’è stata la deposizione di Sebastiano, che era stata richiesta dai pm della Dda bolognese Silverio Piro e Lucia Musti. «Le mie abitudini di vita non esistono più», ha detto Onofri ai giudici, rievocando anche lui i fatti succedutisi in quella serata, mentre la famiglia era seduta attorno al tavolo per la cena, al lume delle candele e di una luce di emergenza. «Era già capitato altre volte che la luce andasse via», ha precisato Onofri ricostruendo poi anche lui le fasi concitate, ricordando di aver concluso di mangiare, di aver poi spento tutti gli elettrodomestici e di essere infine uscito nel buio per cercare di riparare il guasto.

Proprio in quel momento, ha detto, si trovò davanti i due sconosciuti. «Il primo era a meno di 10-15 centimetri da me. Portava il passamontagna, un’ombra nera. Istintivamente lo spinsi indietro con la mano. Lui andò indietro ma non cadde, perché c’era la mia macchina parcheggiata a circa un metro dalla porta di casa. Ma indietreggiando estrasse un coltello dalle dimensioni consistenti». Poi l’urlo, lanciato dallo sconosciuto per nascondere il vero scopo dell’irruzione: «Dateci i soldi, dateci tutti i soldi».

Il resto è noto.

Durante l’udienza l’avvocato di Alessi, Laura Ferraboschi, ha protestato per un filmato trasmesso dal Tg1 in cui si vedevano sia lei sia il suo assistito sul luogo dove era stato ritrovato il cadavere di Tommy.

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