Quattrocento anni fa, nell'ottobre del 1623, Galileo Galilei pubblica Il Saggiatore, con l'Accademia dei Lincei. L'opera nasce per ragioni contingenti e polemiche insieme: è una diatriba sulla natura delle comete, condotta da Galileo in opposizione ai gesuiti del Collegio Romano e, in particolare, al matematico Orazio Grassi. Il titolo stesso contrappone alla Libra astronomica ac philosophica del gesuita la «bilancia da saggiatore», ovvero quella «esquisita e giusta» di chi misura con precisione la purezza dell'oro. Eppure, Il Saggiatore travalica i confini dell'élite culturale nostrana dell'epoca e, anche, l'epoca stessa, per diventare uno dei testi cardine della Rivoluzione scientifica: è un libro che ha mutato per sempre il corso della Storia e la quotidianità della nostra esistenza.
È per questo che l'iniziativa dell'editore Hoepli di pubblicarne una nuova edizione (pagg. 364, euro 25) ci ricorda qualcosa di importante, ma che troppo spesso dimentichiamo, circa il valore della nostra tradizione: una tradizione scientifica, letteraria e culturale insieme, che Il Saggiatore riunisce in maniera quasi unica. Perché? Perché, come scrivono nell'Introduzione i curatori Michele Camerota (docente di Storia della scienza all'Università di Cagliari) e Franco Giudice (che insegna Storia della scienza alla Cattolica di Milano), «se nel 1610, grazie alle sue scoperte telescopiche, con il Sidereus Nuncius Galileo aveva rivelato un nuovo cielo, adesso con Il Saggiatore si accingeva a suggerire un nuovo modo di conoscere la natura».
Da testo polemico, Il Saggiatore diventa «il manifesto del nuovo sapere»: «Galileo ha un approccio innovativo alla ricerca naturalistica - spiega Camerota - E questo approccio consiste in una attitudine a matematizzare la natura: essa viene vista in termini di rapporti quantitativi, che possono essere intesi appunto attraverso la matematica. Per questo è un'opera fondamentale: enuncia in maniera mirabile l'idea dell'imprescindibilità del sapere matematico per la comprensione del mondo naturale». Il riferimento è al passo celeberrimo di Galileo: «La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche».
In queste righe è contenuto il destino della scienza per i secoli a venire: «Siamo alla radice della costruzione di un nuovo metodo scientifico» dice Camerota. Non solo: «Galileo sottolinea anche la necessità di studiare direttamente la natura prescindendo dall'autorità, l'auctoritas dei testi antichi: l'idea è di costruire la nostra conoscenza del mondo fisico a partire da uno studio diretto. Si tratta di un contenuto metodologico essenziale per la costruzione di un nuovo sapere». E Galileo è uno dei padri della Rivoluzione scientifica anche per questo «ruolo fondamentale nella formazione di una nuova mentalità». Tanta innovazione, nel contenuto e nel metodo, è ancora più potente, «dirompente» come dicono i curatori, grazie alla forma tradizionale da lui scelta per esprimerla: una polemica condotta come un vero «corpo a corpo», un commentario in stile medievale in cui «fa le pulci a ogni asserzione dell'avversario» dice Camerota. Spiega Giudice che una delle novità di questa edizione è proprio nel testo di Orazio Grassi: «Nella versione originale è in latino; in altre edizioni era tradotto in nota; noi abbiamo deciso di inserirlo nel testo in italiano, in una nuova traduzione, e di proporre l'originale latino in appendice». La traduzione è «più agevole e scorrevole», anche se il lavoro dei due studiosi è stato certosino: «Ci sono più di mille note...» ricorda Giudice, che aggiunge: «L'obiettivo di una edizione moderna è di rendere fruibile un classico della scienza, che è anche un classico della letteratura, la cui prosa è stata apprezzata, per esempio, da Leopardi e Calvino, ma che è scritto nell'italiano del '600». Di qui le numerose note: «Alcune sono di servizio, lessicali, per spiegare termini desueti - dice Giudice - E poi ci sono le note tecniche e scientifiche, perché Il Saggiatore nasce da una polemica su tre comete apparse nel 1618 e, quindi, si parla di astronomia, di ottica, di fisica, di telescopi...
E poi ci sono note in cui riportiamo tutte le opere, le lettere e i luoghi in cui Galileo ha trattato un certo argomento, per inquadrare il libro nel contesto della sua produzione scientifica». Un capolavoro letterario che ha rivoluzionato la scienza: un emblema del genio italico, di cui Galileo è uno dei vertici assoluti. Vale la pena ricordarcelo (e magari leggerlo).
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