Così la sinistra «disarma» i nostri soldati

Arturo Diaconale

In Afghanistan si moltiplicano gli attentati contro i soldati italiani. Ed in Italia cresce la richiesta della sinistra radicale di ritirare le truppe da Kabul.
In apparenza la causa delle pressioni dei pacifisti sono gli attentati, nella realtà solo le pressioni di chi chiede il ritiro la causa principale degli attentati.
La sinistra radicale, infatti, non si rende minimamente conto delle tragiche conseguenze del suo comportamento.
La prima, quella più scontata ed immediata, è di alimentare nei terroristi la sensazione di aver colpito nel segno. E di convincerli che l’unica strada per la vittoria passa attraverso nuovi e più sanguinosi attentati. Più italiani lasceranno la pelle a Kabul, questa è la convinzione che le reazioni irresponsabili nel nostro Paese radicano negli attentatori, più sarà facile convincere il governo di Roma a fare marcia indietro. Come in Irak.
La prima conseguenza delle sortite dei pacifisti che invocano la ritirata è dunque l’intensificarsi della lotta armata ai danni del nostro contingente militare.
Ma la seconda conseguenza è addirittura peggiore della prima. Perché i soldati italiani che si trovano in Afghanistan possono anche raddoppiare gli sforzi ed impegnarsi al massimo per prevenire nuovi attentati. Ma non hanno alcuna arma per fronteggiare il clima di sfiducia in cui le reazioni dei pacifisti li fanno piombare. Ripetere ossessivamente che la missione è sbagliata e che è arrivato il momento di concluderla significa squalificare e vuotare di ogni significato il lavoro del nostro contingente. Sul piano interno i fautori del ritiro avranno pure il consenso dei gruppi pacifisti più oltranzisti, della sinistra antagonista e di tutti i gruppi che in nome dell’anti-Occidente sono pronti a salutare il ritorno dei talebani a Kabul. Ma il prezzo di questo consenso è fin troppo salato. I soldati impegnati nella missione di pace si sentono abbandonati, scaricati, disprezzati. E poiché un soldato svuotato e privo di motivazione diventa più facilmente preda degli avversari, i nostri in Afghanistan diventano facile carne da macello per gli assassini del fondamentalismo islamico.
In nome della pace, in altri termini, si favorisce la guerra e l’uccisione degli uomini del contingente di pace per mano dei terroristi.


Le forze responsabili del centrosinistra non possono ignorare questo fenomeno. E, soprattutto, non possono rimanere indifferenti di fronte al fenomeno di oggettivo fiancheggiamento del terrorismo da parte della sinistra antagonista.
Più tacciono, più diventano corresponsabili dell’infamia.

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